L’aria di Milano è sempre più inquinata, arriva l’allarme di Legambiente: lo smog continua a superare i livelli indicati da UE e OMS.
La città di Milano detiene sicuramente tanti record, ma tra i meno nobili spicca quello di essere tra le città più irrespirabili d’Italia. Un primato che mantiene ormai da anni, e che non sembra voler cedere: l’aria è sempre più inquinata e ricca di smog, a discapito della salute di chi a Milano vive e lavora. E per rientrare nei limiti, dice Legambiente, potrebbero volerci addirittura 17 anni.
Che l’aria di Milano non fosse campionessa di salubrità c’era da aspettarselo. Ma da qui ad aggiudicarsi per almeno 3 anni consecutivi un posto sul podio delle città più irrespirabili d’Italia, il passo non era poi così breve. Eppure, l’aria milanese è così inquinata che c’è addirittura chi ne studia la correlazione con la salute mentale dei cittadini. Ne è un esempio uno studio congiunto tra Università di Milano e Padova, che insieme alle associazioni Cittadini per l’aria ed Epidemiologia e prevenzione hanno testato la relazione tra inquinamento a Milano e stress dei suoi abitanti.
La situazione non è passata inosservata nemmeno alla Corte Europea di giustizia, che nel novembre 2020 ha condannato l’Italia per aver infranto, nei 10 anni dal 2008 al 2018, le norme relative ai valori massimi imposti per le polveri sottili, il famoso PM10. E davanti alla proposta, arrivata dall’UE nel 2022, dei nuovi limiti in vigore dal 2030, i valori registrati dall’aria di Milano continuano a fare una figura indegna. A discapito della salute dei suoi abitanti, dato che i suddetti valori sono molto più alti rispetto a quelli indicati dall’OMS per preservare una condizione di salubrità dell’aria accettabile, che eviti danni al nostro organismo.
Già nel 2022, Milano aveva superato il limite di giorni previsto per livelli eccessivi di PM10, arrivando a toccare quota 84 ed aggiudicandosi un posto tra le 30 città più inquinate d’Italia. Un record confermato anche per il 2023 da Legambiente, che nel suo rapporto sulla qualità dell’aria nelle città italiane ha evidenziato come il capoluogo lombardo debba ridurre le concentrazioni di polveri sottili nell’aria del 43% per rientrare nei limiti fissati per il 2030. Un’operazione che, stando al passo lentissimo con cui la discesa di questi valori ha dimostrato di viaggiare negli ultimi anni, potrebbe portare Milano a raggiungere, forse, gli obiettivi indicati addirittura non prima dei prossimi 17 anni.
Qual è, nel dettaglio, la situazione dello smog a Milano? I valori più preoccupanti riguardano il particolato sospeso, indicato con le sigle PM10 e PM2.5. Si tratta del materiale gassoso che rimane sospeso nell’aria che respiriamo, e che comprende composti derivati dalle lavorazioni industriali, usura dell’asfalto, emissioni delle auto e usura di freni e pneumatici. Il PM10, in modo particolare, è il principale portatore di sostanze tossiche, e le sue particelle riescono a raggiungere distanze elevate. Tra queste, le più pericolose sono quelle più piccole, che possono penetrare addirittura negli alveoli polmonari.
Durante la giornata di ieri, 18 gennaio, il livello medio di PM10 a Milano ha raggiunto i 42.3 microgrammi per metrocubo, a fronte di un limite fissato a 50 µg/m³. Il valore, ovviamente, cambia a seconda della zona in cui ci si trova, raggiungendo picchi di 56 µg/m³ in via Senato e 46 µg/m³ in zona Città Studi. Colpite anche le zone limitrofe: Limito di Pioltello ha toccato i 44 microgrammi per metrocubo, seguita da un sonoro 43 µg/m³ a Magenta.
E se il regolamento UE prevede un massimo di 35 giorni all’anno per il superamento del valore di 50 µg/m³ di PM10, preoccupa pensare che la città meneghina abbia già sforato il limite per ben 4 giorni solo a gennaio. Al momento, comunque, la situazione non è tale da richiedere l’intervento della Regione: il Protocollo aria prevede l’attivazione di misure antismog solo dopo 5 giorni in cui la concentrazione di polveri sottili supera il limite.