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Economia e Lavoro

Manovra 2024, a gennaio gli stipendi rischiano di diminuire

Con l’approssimarsi della fine dell’estate, si inizia a parlare della Manovra, il Governo italiano ha soltanto 4 mesi per scrivere la Legge di Bilancio 2024 e per scovare le risorse utili che permettono, se spese bene, di far crescere l’economia.

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La prossima Manovra sarà fondamentale per l’esecutivo Meloni. Il governo provvederà ad effettuare il taglio del cuneo fiscale. Nel 2023 è stato effettuato un primo taglio che è arrivato al 6/7% per tutti i redditi fino ad un massimo di 35mila euro.

Questo è stato possibile grazie alla precedente Legge di Bilancio e infine con il decreto Lavoro. Il taglio secondo quanto affermato dal sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Claudio Durigon durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera porta ad un aumento del netto di 100 euro al mese.

Taglio del cuneo, per il rifinanziamento servirebbero 15 miliardi di euro

Con la prossima Manovra dovrebbero entrare in gioco tra 25 e 30 miliardi di euro. Per rifinanziare il taglio del cuneo servono più o meno 15 miliardi lordi. Senza queste risorse, molto probabilmente le buste paga di gennaio andranno a diminuire sensibilmente. La situazione, di conseguenza, si fa sempre più tragica con l’andare avanti del tempo.

Ad oggi, il governo sembra essere intenzionato a trovare la soluzione ottimale. Questo, perlomeno, è stato dichiarato dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso. Lo stesso ha escluso il taglio delle accise sulla benzina che all’Italia andrebbe a costare un miliardo al mese. Ovvero 12 miliardi l’anno. I fondi che il nostro Stato aveva a disposizione sono stati usati per tagliare due volte il cuneo fiscale, cosa che si farà ancora una volta con la prossima Legge di bilancio.

Cosa potrebbe decidere di fare il Governo Meloni per aiutare  l’Italia

Il Governo Meloni al momento sta prendendo in considerazione una soluzione intermedia. Si parla del rinnovo ridimensionato del taglio del cuneo fiscale. In particolare si fa riferimento allo sconto del 5% per coloro che hanno redditi fino a 35mila euro. Di conseguenza, i lavoratori andrebbero a perdere circa un terzo dell’attuale beneficio, tra 15 e 35 euro. Il valore è variabile in base al reddito.

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Le risorse che l’esecutivo dovrebbe trovare, anche per questo, sarebbero elevate, ovvero almeno otto miliardi di euro che l’Italia al momento, non ha. L’unico aiuto che lo Stato potrebbe ricevere è quello della riforma fiscale. In questo modo si eviterebbe lo scalino delle aliquote Irpef, che 4 passerebbero a 3. Così facendo il netto degli stipendi rimarrebbe più o meno uguale a quello di sempre.

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Giusy Pirosa