Il governo sta facendo il possibile per salvare la legge di Bilancio ed incassare soldi per andare avanti superando le diverse difficoltà riscontrate nel corso degli ultimi tempi.
Si parla di Iva e di accise, che secondo il leader del M5s Conte, avrebbero permesso al Governo di incassare la bellezza di 4 miliardi di euro.
I cittadini sono alle prese con varie difficoltà, da tempo ormai, tra queste come non citare il caro benzina. A Palazzo Chigi si affrontano i conti con la premier per trovare i soldi per poter mandare avanti la manovra finanziaria, senza rinunciare. Intanto Forza Italia lavora sulle modifiche da applicare alla tassa sugli extraprofitti delle banche.
Con la seconda legge di Bilancio del Governo Meloni si vuole mantenere e in secondo luogo ampliare il taglio del cuneo per le retribuzioni fino a 35mila euro. Taglio che tramite il decreto lavoro è stato ampliato del 4% a partire dal primo maggio, con scadenza a fine 2023, per ben 8,5-9 miliardi di euro.
Il leghista Claudio Durigon spiega che la mossa, si traduce in aumento del netto fino a 100 euro al mese. Sul fronte pensioni si punta all’aumento delle categorie che consentono l’accesso all’Ape sociale. Si dovranno poi approfondire le ipotesi che consentono di anticipare il pensionamento mediante il calcolo contributivo di tutto l’assegno.
Trovare i fondi per mantenere il taglio del cuneo fiscale non è semplice come sembra. Si parte dal fatto che a gennaio 2024 potrebbe esserci uno scalino con il quale si potrebbe passare da 92 euro netti a 66 euro. In questo modo i beneficiari, andrebbero a perdere quasi un terzo dello sgravio, una cifra importante.
Mediante la delega fiscale si prova a legare il taglio del cuneo fiscale passando da quattro a tre aliquote dell’imposta sui redditi. Secondo quanto affermato dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, andare a confermare il taglio del cuneo fiscale potrebbe costare circa 11,4 miliardi di euro, più 315 milioni di trascinamento del prossimo anno. Insomma considerando la cifra al netto delle tasse, che equivalgono a 3,2 miliardi di euro, si arriva ad un costo netto della misura di ben 8,5 miliardi.
Questi numeri fanno riferimento a sconti tra primo e secondo semestre di quest’anno. Nel primo semestre il taglio del cuneo era di 3 punti per i redditi fino ad un massimo di 25mila euro e 2 punti fino ai 35mila euro. Nel secondo semestre, quindi da luglio a dicembre, il taglio è andato oltre il 4% passando di conseguenza a 7 e 6 punti. Qualora il governo Meloni dovesse voler rendere strutturale i 6-7 punti di cui si parla producendo ben 100 euro in più, la spesa arriverebbe a ben 15 miliardi lordi diventando insostenibile per tutti.
Qualora invece il Governo dovesse decidere invece di tagliare i contributi, aumentando il reddito imponibile, dovrebbe andare a compensare quei 3,2 miliardi di maggiore Irpef che adesso sta incassando. Potrebbe essere necessario spingere infine sulla Flat tax per il lavoro autonomo e sugli incentivi per la crescita delle aziende. Insomma si andrebbe ad innescare un meccanismo particolare.
La manovra che il Governo potrebbe avviare è da 25-30 miliardi. Ma almeno per adesso si parla soltanto di ipotesi, per avere certezze bisogna attendere che venga varata la Nota di aggiornamento al Def, cosa che accadrà entro la fine settembre. Non rimane che aspettare.