MAURO+CORUZZI+%28Platinette%29+%23%23+Milanese+di+Parma%2C+60+anni%2C+showman
imilanesinanopressit
/mauro-coruzzi-platinette-milanese-di-parma-60-anni-showman/amp/
Categories: StivaVideointerviste

MAURO CORUZZI (Platinette) ## Milanese di Parma, 60 anni, showman

Maurizio “Mauro” Coruzzi, 60 anni, milanese di Parma, è uno dei personaggi più bizzarri e originali dello spettacolo italiano. Con il suo alter ego, il travestito Platinette, negli ultimi 20 anni ha conquistato grazie ai programmi realizzati per la radio e la Tv, l’attenzione e l’affetto del grande pubblico, traghettando un personaggio mai proposto prima nel nostro Paese. In questa intervista, Mauro parla di tutto, a 360 gradi, senza filtri né freni. Dall’operazione per dimagrire dello scorso settembre alla partecipazione a Ballando con le stelle, dal rapporto (inesistente) con Maria De Filippi a quello con Barbara D’Urso e Milly Carlucci, dalle pene d’amore al “divorzio” con Radio Deejay, dalla rosa di Mick Jagger alla casa di Giuni Russo, dai gay arabi alla Milano che ama, nonostante i furti in casa…

Trascrizione videointervista a MAURO CORUZZI (Platinette)

Video / 1

1967, UNA ROSA DA MICK JAGGER
Io appassionato come mai dei Rolling, ieri come oggi, e questa rosa (tirata dal palco) quando lui canta Honk Tonk Woman… Lui lanciava, aveva il “mazzone”, (l’ho) presa al volo, buttata dentro il libro, classico, ed è ancora lì.

SEMPRE A MILANO
Milano era una delle località dove venivo più spesso perché vicina a Parma: un’ora. E qui succedeva di tutto.

IL LUOGO DELLA LIBERTÀ
Era per me il luogo, lo è diventato qualche anno dopo, della libertà.

LA PRIMA CASA (DI GIUNI RUSSO)
Giuni Russo e la sua Maria Antonietta cambiarono casa e io ero già molto amico loro. (Giuni) mi chiese di andare a abitare in questo (appartamento) dove loro abitavano già, in via Procaccini, perché cambiavano appartamento.

SVALIGIATO MA TRANQUILLO
Adesso vivo in un quartiere che per me è in assoluto il migliore possibile: la Maggiolina, dove non ci sono negozi, dove non c’è casino, dove parcheggio davanti a casa. Finalmente abito a piano terra. Mi hanno svaligiato casa tre volte, ma chi se ne frega. Ho cambiato casa e sono davanti al commissariato Greco. Adesso io apro le finestre e ho la polizia davanti. Non c’è stato verso perché mi hanno rapinato uguale.

VITA DI QUARTIERE
Mi piace molto la vita di quartiere, nel senso che ho un salumiere di fiducia – parto subito sull’alimentare – infatti se mi chiedessero una mappa delle migliori panetterie o focaccerie di Milano, sarei in grado di farla.

GLI INSACCATI E L’O.M.S
Nasco da una madre di Langhirano e da un padre di Felino, per cui (nasco) all’incrocio proprio del trattamento delle carni animali del maiale: prosciutto e salame… Mi è sembrato spiegato male il trattamento delle carni lavorate, e lo dico da ex contadino perché i miei erano contadini, del prosciutto non viene trattato nulla: viene messo sotto sale per cui non ci sono “nitriti”, nitrati e compagnia.

CAFFÈ BIANCO
Quello più ridicolo l’ho trovato quello del caffè. Il caffè portebbe essere cancerogeno perché è tostato, ma va! Io un caffè bianco ancora non lo conosco.

IL RAGNO A COLAZIONE
Capisco che però ci sono anche in questo caso delle lobby perché non è possibile che due giorni dopo la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità dica che ci sono insetti, cavallette e tutto il resto che sono commestibili e che altre culture lo mangiano e in Europa no… Continua a mangiare cavallette che io continuo a mangiare prosciutto, no? Cosa me ne faccio di un ragno per colazione? Se lo magni non so chi.

LA PIRAMIDE GAY
Milano ha un po’ questo, è fatta per circoli chiusi. Non sono lobby ma qualcosa che ci assomiglia. Per esempio, il mondo gay è organizzato secondo una piramide. Sono molto presuntuosi, molto presuntuose, io continuo a parlare al femminile. So che è antico ma identifica meglio un genere. Sono convinti di avere in tasca la chiave del lato bello della vita, di avere il gusto migliore possibile. Se tu segui Madonna sei una rottamata, nel mio caso no?

MOSCHEA E GAY ARABI
Non ho nessuna delle fedi possibili, solo quella in Madonna, nel senso che non pratico. Mi piacerebbe, però, che ci fosse (la moschea) in una situazione o in un quartiere, in un luogo, dove non coinvolga me cittadino perché io non ne voglio sapere mezza. Hai il tuo culto… Non mi piace l’idea dell’integrazione forzata, l’integrazione deve essere reale. Allora se tu insisti e persisti con i tuoi costumi e il tuo modo di fare con la tua vita legittima lo fai in modo tale da non rovinare la mia, o rovinarla nel senso che non puoi guardarmi con disprezzo se io passo per strada in una zona a forte densità diciamo musulmana. Perché io l’ho provato più volte..lo vedo lo sguardo..lo capisco che la donna che ti sputa sta sputando a me, finocchio o ritenuto tale. Quando poi la cultura musulmana da una parte è quella e dall’altra. lasciamo perdere, sui possibili contatti e sul sesso che fanno. Perchè se uno dice “ci stanno tutti” sembra che sia la solita finocchia erosa dall’aids in testa per cui chissà cosa vede.. e invece è così.

Video / 2
L’OSSESSIONE N°1
Un leit motiv dall’adolescenza: trovare qualcuno di cui occuparmi e che si occupi di me con la stessa intensità senza rompere troppo i coglioni.

MILANO SECONDO ME
Ci sono andato solo una volta, a casa della Vanoni, vicino al Corriere della Sera e lì ho visto Milano, secondo me. Nel senso che ho visto la casa di una borghese molto ricca, ma anche una casa molto attrezzata dal punto di vista delle comodità, e al tempo stesso con una testimonial fantastica. Era come stare nel cuore… Non so, ho pensato a tutte le sue frequentazioni, ho rivisto davanti ai miei occhi: Anna Craxi, Giorgio Strehler, dei mondi diversi che Ornella ha affrontato e ha vissuto. Io ho visto Milano, in quella casa lì, su quei divani bianchi, quegli accidenti un po’ orientali. Entri in casa, “dindin”…

LA CASA DI MINA
Ho visto casa di Mina e ho visto un’altro tipo di casa, ho visto la casa di una borghese cremonese. Nel giro di 100 metri. Allora, lei abitava nella strada intorno alla Fiera. Non so il nome delle strade, (più o meno) dove c’è la casa di riposo Giuseppe Verdi, cento metri più avanti, andando verso la Fiera, la palazzina dove abitava lei, di fronte c’é una villetta liberty dove, quando era a Milano, abitava Maria Callas con il vecchio (compagno) che aveva…

CENTO METRI DI STORIA
Allora, pensare che nell’arco di cento c’era la storia italiana della musica di un certo tipo e che la Callas e Mina abitavano di fronte… Ovviamente non si sono mai incrociate perché quella con la tenia è morta ben prima, però l’aria che respiravano era la stessa. Ecco, quella è una Milano che mi piace molto.

RICONOSCIMENTI E DISAGI
Il riconoscimento sta nei fatti ,perché il personaggio come tale c’era già. C’era Vladimir che lavorava, ha fatto un’operazione molto diversa dalla mia, non so quanto calcolata, non mi interessa, sono affari suoi. Io non ho fatto altro che mettere in scena il mio perenne disagio, prima, direbbe Gaber, con l’illogica allegria di una travestita di oltre un quintale e mezzo, poi con l’intuizione di un fiutatore di cosiddetti personaggi come è Costanzo. L ’idea di svestirmi è stata sua, io non volevo neanche pensarci.

LA PAROLA ALLA TRAVESTITA
Diciamo la medaglietta (la merito) per aver dato alla travestita, che fino a prima veniva considerata marginale, o semmai una che trovi sulla strada – poveretta, perché deve campare o robe del genere – non dico una vita ma la parola.

LA CAZZATA DELLA VITA
Quella che ha determinato buona parte del mio aspetto, del mio peso: innamorarmi come nel peggiore dei romanzi rosa gay del mio compagno di classe, del mio compagno di banco, del mio compagno di movimento. Abitavamo uno di fronte all’altro per cui andavamo a scuola insieme e tornavamo da scuola insieme. Vivevamo mezza parte della giornata insieme e l’altra mezza parte lui veniva a casa mia o io andavo a casa sua insieme a due donne di cui eravamo rispettivamente il fidanzato e il fidanzato. Tranne che le due donne non sapevano che noi avevamo una storia, perciò ho fatto ciò che contesto agli altri io per primo, però ho deciso all’alba dei 18 anni. Lui mi disse: “Io non sono come te”, nel senso che voleva dire che non era, dal punto di vista ormonale incline, però ci stava, guarda caso. Io andai in panico totale perché capivo che quello sarebbe stato per me il momento di prendere, non solo una decisione, ma la follia… Questo era di una bellezza sconvolgente, uno deciso, molto interessato già allora a certe letture. Insomma, morale: si chiude il nostro rapporto in maniera definitiva con un libro. Lui mi regala Corydon di Andre Gide, a 18 anni. Cioè una roba: per quello che non è, non è stato, per quello che non sarà mai. Dandomi proprio la chiusa definitiva. Io da lì cominciai a mangiare, a bere, a farne di tutti i colori. Ingrassando 50 chili in un anno, perché avevo visto contro un muro il mio destino.

NEANCHE ALMODÒVAR
Neanche nella peggiore sceneggiatura di Almodòvar una storia simile sarebbe venuta fuori. Lui si mise con quella che era stata la mia fidanzata, tentarono di sposarsi ma lei nel frattempo trovò un’altro, si sposò con un medico. Questo medico, io a un certo punto mi ruppi una gamba, qui a Milano ai Magazzini Generali durante una festa dove facevo il privè… Morale della favola: mi faccio operare a Parma, o meglio chiedo di essere portato a Parma, quindi tu pensa il provinciale che non si fida delle strutture ospedaliere di qua si fa portare a Parma in ambulanza. Mi riceve al pronto soccorso il marito della mia ex, però io ero sotto morfina, giuro mi spaccherei una gamba per riprovare quell’effetto incredibile, perchè sembrava di stare, cioè una roba… ”Sa che io e lei abbiamo una cosa in comune”, gli dico. Tu calcola (che ero) con una gamba qui e un piede là perchè erano fratture triple esposte. Io non sentivo niente perché ero fatto come una verza e mia sorella che mi tratteneva: “Per carità, non gli dire niente, ti spacca anche l’altra gamba” (mi diceva mia sorella). Quel momento lì è stato forse quello che non avrei dovuto, anche perché siamo a metà degli anni ’70, siamo poco più che bambini.

ABORTO FUORI LEGGE
Lei incinta, decidiamo per l’aborto, che non era ancora legge. Per cui andiamo a Firenze con l’aiuto dei radicali, è lì che comincio il mio rapporto con i radicali e con Adele Faccio. C’era una clinica a Firenze, non c’era nient’altro, non c’era la legge… Per cui quel periodo li, se potessi, lo riscriverei in un altro modo.

Video / 3
BALLANDO CON MILLY
Quando si è profilata all’orizzonte l’ipotesi di fare Ballando con le stelle…”Io che ballo? Ma in che film?”. Però l’idea di rovinare, fare dei buchi nel pavimento dello studio della Carlucci mi piaceva moltissimo. Poi, invece, prendendola un po’ più sul serio, dato che io faccio sempre così: utilizzo le mie incapacità per farle diventare produttive, ho detto “Beh! Mi devo impegnare per calare, perché se no così non riesco a ballare evidentemente “. Allora ho pensato che se potevo farmi controllare dagli altri, perché il vero problema mio, di quelli come me, è che il controllo ci deve essere perché sennò da soli non andiamo da nessuna parte.

MANGIANDO CON IL PALLONCINO
Quindi in questo caso la Carlucci, in questo caso tutto il percorso che precede Ballando, per me dall’ 8 di settembre, il giorno in cui mi sono fatto mettere il palloncino, è un percorso seguito dai media. A me non solo non dà nessun fastidio, ma ritengo la soluzione migliore perché anche questo è portatore di controllo. Io non voglio sapere il peso di partenza né quello di arrivo, voglio sapere (alla fine) quanto ho perso perché non voglio diventare vittima di un’altra prigionia. Quelli che si alzano la mattina e montano sulla bilancia, magari la sera prima, non so o durante la notte o non sei ancora andato in bagno e pesi un etto in più, quelli impazziscono, non voglio passare da una dipendenza all’altra. Preferisco la dipendenza dai carboidrati. Adesso lo sfizio è il ballo.

COM’È FINITA CON MARIA DE FILIPPI
Con Maria non può finire, quando mai trovi un’altra così? Nel senso che è finito un rapporto durato diversi anni con Amici ma è profondamente cambiato per cui cosa io potessi poi fare ovviamente era scritto nella nuova versione di Amici: niente. Perchè non parla più nessuno, è uno show del sabato sera. Certo, la migliore esperienza televisiva in assoluto, anche se il mio rapporto con Maria non è un rapporto profondo né lo è stato perché Maria non è così facile. E francamente io non avevo tutto questo trasporto. Dal punto di vista di frequentazione ce l’ho più con suo marito (Maurizio Costanzo).

UNA MACCHINA DA GUERRA
Maria è una macchina da guerra. Ho un rapporto più curioso e anche, non dico più intenso perché non è vero, ma mi fa meno paura, non so, Barbara D’Urso. Che ho visto ieri, persona con la quale avevo avuto un problemino perché io sono Carlucci, quindi Raiuno. Quindi tutto il resto, sono, sarò forse, non lo so… Poi magari arrivo a fare l’esame di Ballando e mi dicono “Sai cosa c’è di nuovo? Che devi tornare a casa perché hai la colonna vertebrale storta”, però la D’Urso so come prenderla. Ieri sera l’ho abbracciata, siamo stati appoggiati a una macchina, sembravamo due fidanzati vecchi. Mi piace di più quando una persona ti dà la chiave per poter entrare, qualunque sia la chiave. Maria di chiavi non ne offre un granché.

RADIO DEEJAY? C’E’ ANCORA?
Deejay? Radio Deejay? C’è ancora? ah si? La chiave non è mai entrata nella toppa perché il radicalismo chic di tutto quello che piace a una ristretta fascia di popolazione elevata a stile, no! Proprio no!

PAUSINI E MINA, CHE CEDIMENTI…
Poi i vari cedimenti Deejay li ha avuti, cedimenti dal punto di vista dello stile… Chi avrebbe mai detto che la Pausini sarebbe stata ospite, sarebbe stata lì, chi l’avrebbe mai detto che Mina passasse a Deejay con il pezzo nuovo.

FENOMENI DI NICCHIA
Ho una naturale, instintiva antipatia per i fenomeni. Mi danno fastidio le robe fenomenali elevate a stile. Dente è un autore fantastico, però da qua a farlo passare per il nuovo Guccini, per il nuovo non so che no, no! Cristina Donà è una (cantante) fantastica, ma è Cristina Donà, sono anni che è Cristina Donà. Non so quando farà il passo, se lo farà. Allora gli artisti di nicchia non a caso si chiamano di nicchia, perché tali restano e se lo restano per buona parte della carriera significa che quelle sono le marce che hanno. Finito il discorso, non parliamo di sfortuna, di appoggi delle case discografiche e compagnia perché non è così che funziona.

CREDITI
La videointervista e il servizio fotografico a Mauro Coruzzi sono stati realizzati negli spazi del ristorante bar 22Milano (via Principe Amedeo 2/7), che si ringrazia per la preziosa e cortese collaborazione.

 

Published by
andrea_scarpa