Arriva il maxi aumento sul cedolino della pensione, ma non per tutti. La lista degli esclusi è lunga, scopriamo chi non beneficerà di questo maxi aumento!
E’ in arrivo il maxi aumento sul cedolino della pensione, ma non riguarda tutti i pensionati, infatti la lista degli esclusi è abbastanza lunga. Con una circolare l’Inps ha fatto sapere che verranno erogati gli aumenti per coloro che di pensione prendono più di 2.101,52 euro al mese, trattamento che corrisponde a 4 volte il minimo.
Pare che i maxi aumenti debbano essere accreditati a marzo 2023, compresi gli arretrati. Gli incrementi, come già detto, non sono quindi per tutti, perciò scopriamo a chi sono rivolti e quali sono gli esclusi.
A chi spetta il maxi aumento sulla pensione
Dalla circolare emanata dall’Inps emerge il quadro dei beneficiari che avranno diritto al maxi aumento sul cedolino della pensione. Nello specifico, l‘importo sarà rivalutato dell’85% dell’inflazione per coloro che percepiscono un trattamento compreso fra quattro e cinque volte l’importo minimo. Invece, avranno una rivalutazione del 53% dell’inflazione coloro che hanno un reddito da pensione tra 5 e 6 volte il trattamento minimo.
In pratica, il sistema funziona in questo modo: man mano che salgono gli importi della pensione, scendono le percentuali di rivalutazione. La minima percentuale è pari al 32% e viene assegnata a coloro che percepiscono trattamenti oltre i 5.253,81 euro al mese.
Per determinare l’importo globale della rivalutazione, l’Inps ha detto che vengono prese in considerazione le prestazioni inserite nel Casellario pensionistico, emesse da altri enti oltre all’Inps.
Quali sono le fasce di reddito inserite nella legge di bilancio
Le fasce di reddito inserite nella legge di bilancio sono le seguenti:
- trattamenti pari o sotto 5 volte il minimo compresi tra 2.101,52 e 2.625 euro – 85%
- trattamenti pari o sotto 6 volte il minimo compresi tra 2.626 e 3.152 euro – 53%
- trattamenti pari o sotto 8 volte il minimo compresi tra 3.153 e 4.203 euro – 47%
- trattamenti pari o sotto 10 volte il minimo compresi tra 4.204 e 5.253 euro – 37%
- trattamenti pari o sotto 10 volte il minimo oltre 5.254 euro – 32%
Prestazioni assistenziali escluse dal maxi aumento
Nel maxi aumento previsto sulle pensioni non sono incluse le prestazioni di tipo assistenziale (AS, PS, INVCIV). Non sono incluse neanche le pensioni a cui sono riservati i benefici assegnati alle vittime di stragi e terrorismo, come stabilito dalla legge 3 agosto 2004, n. 206.
Per queste pensioni è invece prevista una rivalutazione singola e con determinati criteri. Anche i trattamenti di accompagnamento sono esclusi dalla perequazione, così come l’Ape social. Per tutta la loro durata non vengono rivalutate nessuna delle due.
Inoltre, l’Inps sottolinea che per l’anno 2022 la percentuale di variazione per calcolare la perequazione dal primo gennaio 2023 è pari a +7,3%, tranne conguagli che verranno calcolati per l’anno prossimo durante la fase di rivalutazione.
Non ci saranno neanche aumenti per coloro che hanno un trattamento di pensione inferiore di 4 volte il trattamento minimo. Infatti, chi è in questa fascia ha già ricevuto l’aumento. Ma ci sono anche pensionati che non percepiranno nulla di aumento perché per loro non è prevista la perequazione.
Penalizzati coloro che sono in difficoltà
Le percentuali di rivalutazione decise con lo schema a sei fasce, in realtà, non vanno a favorire coloro che sono in difficoltà. Gli importi dei trattamenti assistenziali, rimasti invariati, non assicurano alcun beneficio ai più fragili, che si trovano costantemente a combattere con tanti problemi.
Infatti, i trattamenti sono al di sotto della soglia di povertà e non permettono di condurre una vita serena. Allo stesso modo, anche gli assegni sociali rimangono praticamente invariati, visto che il meccanismo della perequazione non viene applicato ad esso perché non previsto.