Maxi frode sui bonus edilizi a Monza: 48 indagati, i quali sono delle società con sede legale in ben 13 regioni italiane.
48 indagati dalla Procura di Monza per presunta truffa aggravata, autoriciclaggio e compensazione crediti fittizi.
L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, ha scoperto che un commercialista e revisore legale calabrese, insieme a un trevigiano e un napoletano, ha architettato una rete fraudolenta di bonifici che monetizzava i bonus ottenuti.
La manovra ha coinvolto quasi 50 società operanti in diverse regioni e ha comportato il sequestro di beni per 90 milioni di euro, tra conti correnti esteri, ville e appartamenti.
Le autorità del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Monza hanno avviato un’indagine su un caso di bonus edilizio fraudolento.
A far scattare l’inchiesta sono stati i segnali d’allarme e le anomalie derivanti da un commercialista calabrese con casa in Brianza.
Secondo quanto riferito, avrebbe acquistato crediti per lavori edili, tra cui “bonus facciate 90%” ed “ecobonus 65%”, per più privati, per un importo di 13 milioni di euro.
Il commercialista poi trasferiva velocemente i crediti, spesso lo stesso giorno, prima di incassare alle Poste Italiane.
Attraverso una complessa rete di 48 società sparse in 13 regioni italiane, più individui hanno orchestrato un sistema ingannevole che ha creato e diffuso crediti d’imposta inesistenti, con conseguenti enormi guadagni di liquidità.
Le indagini hanno rivelato che lo schema fraudolento operava trasferendo questi crediti tra il 2020 e il 2021.
La truffa è elaborata, con 700 individui inconsapevoli a diventare cedenti di credito per progetti di costruzione inesistenti.
Incredibilmente, alcune parti interessate non erano proprietari di immobili e percettori di reddito di base.
Le società accusate di essere responsabili della “costruzione” avevano una struttura appena coniata, con amministratori e rappresentanti legali pregiudicati.
Due commercialisti, uno napoletano e l’altro trevigiano, hanno fornito false comunicazione all’Agenzia delle Entrate, pretendendo decine di milioni di euro di crediti d’imposta per progetti non realizzati, che vanno dal risanamento sismico alle colonnine di ricarica.
Le autorità sono riuscite a sequestrare diversi beni, tra cui 38 milioni di euro di crediti d’imposta, una Porsche e tre ville.