Morti in corsia: Cazzaniga è responsabile di un altro omicidio

Il medico Cazzaniga è l’artefice di 9 morti: si serviva di un mix mortale di medicinali, per mettere in pratica i suoi piani criminali nei confronti dei suoi pazienti. Ecco i dettagli circa la sua condanna.

Forze dell'ordine
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Leonardo Cazzaniga è stato riconosciuto dalla Corte d’Assise d’Appello come il responsabile pure del decesso di un uomo di 82 anni: Domenico Brasca. Qui di seguito sarà messo in rilievo il suo protocollo d’azione e non solo.

Medico Cazzaniga: una catena di delitti in corsia

Come accennato poco fa, si parla di un ex medico che avrebbe messo in atto un’azione criminale per uccidere alcuni suoi pazienti.

Esattamente si tratta dell’ ex vice primario del pronto soccorso, appartenente all’istituto ospedaliero della città di Saronno, in provincia di Varese. Lo stesso ora è accusato anche della morte di un nono paziente, un anziano.

Adesso i famigliari dell’anziano di 82 anni, definito come la nona vittima di Cazzaniga morto il 17 agosto del 2014, avranno modo di richiedere e ottenere una forma di risarcimento. Si parla di una somma di 200mila euro. Quest’ultima equivale ai danni morali subiti dalla famiglia di Domenico Brasca.

Medico Cazzaniga: il suo protocollo

L’arresto del medico Cazzaniga per questi reati risale esattamente nel 2016, quando si è giunti appunto al suo arresto in quanto  responsabile della morte di otto anziani, nonché suoi pazienti. In più ha ricevuto l’accusa di aver ucciso anche il marito e il suocero dell’ex infermiera Laura Taroni.

Quest’ultima, in base a quello che si è successivamente scoperto, non era solo l’amante di Cazzaniga, ma anche sua complice nella realizzazione di tali uccisioni.

Difatti anche per lei sono scattate le manette. La stessa poi ha ricevuto una condanna a trent’anni di carcere per due omicidi: quella del marito e di sua madre Maria Rita Clerici. Ma come agivano?

Cazzaniga e la sua amante effettuavano la somministrazione di farmaci non idonei e il sovradosaggio di determinati farmaci. Questi hanno portato alla morte dei pazienti ricoverati in ospedale tra il 2011 e il 2014.

La morte delle vittime avveniva, quindi, a causa della somministrazione di quelli che risultavano essere dei cocktail letali di medicinali in sovradosaggio. Un mix micidiale per i pazienti costituito da clorpromezina, morfina, midazolam, propofol e promaziona.

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Tutti questi farmaci rientravano in quello che era definito dallo stesso ex vice primario come il protocollo Cazzaniga. Infatti lo stesso Cazzaniga durante le indagini effettuate dalle Forze dell’Ordine, pronunciava queste parole quando decideva che a un determinato suo paziente dovesse essere applicato il suo protocollo.

Definendo così quella che era una condanna a morte per il malcapitato, scelto dal medico per i suoi intenti criminali.

Tra l’altro dalle intercettazioni sono poi emersi anche degli intenti omicidi nei quali si coinvolgeva perfino il figlio dell’ex infermiera, che allora aveva soltanto 11 anni.

Da alcune intercettazioni si è potuti risalire ad alcune frasi utilizzate proprio dalla donna :

“L’omicidio perfetto è quello farmacologico, che permette di uccidere senza lasciare tracce”, diceva la madre al proprio figlio. “Tua nonna è cardiopatica basta poco, però … eh tua zia è un problema, non è malata. L’omicidio va pensato, vanno pensate le concause! Va pensato al fatto che ad esempio tua nonna Maria non vuole essere cremata, quindi è un corpo che può essere riesumato e quindi da lì possono tirare fuori un sacco di cose, capito?”

L’omicidio del marito dell’ex infermiera sarebbe avvenuto nel mese di giugno del 2013. A lui i due complici avrebbero somministrato non nella struttura ospedaliera e per molto tempo dei farmaci assolutamente non congrui, per le sue condizioni di salute. Tutto questo, quindi, lo avrebbe debilitato a tal punto da portarlo irrimediabilmente al suo decesso.

Un duplice arresto che si è potuto attuare dopo due lunghi anni di indagini eseguite dai carabinieri.

La conferma della condanna all’ergastolo

Un caso a dir poco agghiacciante che è tornato alla ribalta in quanto presente nuovamente in Appello. Ciò dopo che la Cassazione ha fatto richiesta di un altro processo di secondo grado.

Tribunale
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Durante la nuova sentenza in Appello intanto è avvenuta la conferma della condanna all’ergastolo, con l’aggiunta dell’isolamento nelle ore diurne per un lasso di tempo corrispondente a 3 anni.

Una decisione tra l’altro già presa dai giudici dell’Appello, successivamente al primo grado quando per il caso Brasca il medico aveva ricevuto l’assoluzione.

Pertanto non si è verificato alcun cambiamento della pena per quanto concerne l’ex medico nonché vice primario, già chiuso in carcere dove sta scontando il suo ergastolo.

Il risarcimento per i familiari dell’ex amante non sarà fatto

La sentenza inerente l’Appello bis ha provveduto a revocare la condanna rivolta al Cazzaniga, ovvero quella in merito al pagamento dei danni nei confronti dei parenti dei parenti della sua ex amante Laura Taroni.

Dunque l’ex vice primario non sarà tenuto a dover risarcire la parte civile Maria Pia Florian, che era la moglie di Luciano e madre di Massimo Guerra. Oltre a non dover dare alcun tipo di risarcimento a Gabriella. Ossia la sorella di Massimo e ai due figli che Laura Taroni aveva avuto da Massimo Guerra.

Una piena sconfitta, quindi, nei confronti dei familiari del marito di Laura Taroni. Gli stessi non solo hanno subito dei lutti terribili, ma non hanno potuto nemmeno usufruire di questa forma di risarcimento. Oltre al fatto che i suoi figli si sono ritrovati senza il padre e con la madre in carcere.

Questo sembra essere l’epilogo di una brutta storia che ha davvero dell’incredibile, se si pensa alle modalità agite nei confronti di quelle persone che poi purtroppo hanno perso la vita.

 

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