Rosario Curcio, uno dei killer di Lea Garofalo, è stato trovato morto suicida in carcere. La sua morte per impiccagione sembra un atto volontario.
La sera di mercoledì 28 giugno Rosario Curcio, uno dei responsabili dell’omicidio della testimone di giustizia Lea Garofalo, è stato trovato morto nella sua cella del carcere di Opera a Milano. Il 46enne si è impiccato ed è stato successivamente dichiarato morto in ospedale.
Curcio, originario di Policastro (Crotone), è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio e la distruzione della salma della Garofalo.
La stessa sentenza è stata emessa anche nei confronti di Carlo Cosco, già socio del teste chiave, dal fratello Vito e da Massimo Sabatino.
Nel frattempo, l’ex fidanzato della figlia di Lea, Carmine Venturino, è stato condannato a 25 anni, ridotti per la sua collaborazione nel condurre gli inquirenti ai resti della vittima di 35 anni.
Nei prossimi giorni sarà avviata un’inchiesta per accertare le precise circostanze della scomparsa di Curcio. Sulla base delle informazioni che sono state divulgate, sembra essere un atto deliberato.
Il capoluogo lombardo è diventato tragicamente un focolaio di attività criminali, esemplificando vividamente la natura spietata della Ndrangheta e della mafia.
Questa storia inquietante serve come un duro promemoria della misura in cui gli interessi economici dei clan calabresi si sono infiltrati nella regione, provocando un’ondata inquietante di crimini violenti, rapimenti e tentativi di nascondere la verità.
È una realtà agghiacciante che ricorda il famigerato Aspromonte.
Lea Garofalo, nata nel 1974 a Petilia Policastro, in Calabria, ha vissuto un tragico inizio di vita. Alla tenera età di nove mesi, è rimasta orfana a causa della morte del padre in una faida tra bande.
Per Lea, Milano rappresentava un luogo di amore e speranza, ma si è trasformato in luogo della sua tragica fine.
A 14 anni decide di trasferirsi in viale Montello per stare con Carlo Cosco, che due anni dopo diventerà padre della loro figlia Denise.
Questa decisione è stata una mossa audace e dirompente, in quanto andava contro sia i desideri della sua famiglia che i piani criminali che la circondavano.
Tuttavia, impallidì rispetto alla sua successiva scelta di lasciare il suo compagno, arrestato per coinvolgimento in spaccio di droga.
Carlo Cosco, uomo profondamente radicato nei clan criminali, non poteva accettare la perdita dell’onore e del controllo su moglie e figlia.
Milano rimase immobile, testimone silenzioso mentre si svolge la punizione dei Cosco, che inghiotte il veicolo di Lea dalle fiamme.
Sulla scia di questo atto, è costretta a fuggire dalla città insieme a sua figlia, cercando rifugio all’interno del programma statale di protezione testimoni.
La scelta di Lea di divulgare tutto ciò che ha visto e vissuto nella sua giovane ma movimentata vita, collaborando con i carabinieri e chiedendo giustizia, segna il suo terzo e ultimo atto di coraggio, anche se con conseguenze disastrose.
Tuttavia, i segreti che Lea svela non si concretizzano in procedimenti legali e la protezione dello stato le viene tolta. Le false identità che avevano ricevuto vengono strappate via, lasciando Lea e Denise sole, prive di sostegno familiare, esposte all’inestinguibile sete di vendetta dei Cosco.
Lea si ritrova ancora una volta intrappolata, questa volta a Milano. Accompagna sua figlia a un incontro con suo padre, con il pretesto di quest’ultimo di un regalo.
Tuttavia, la realtà è che tutto è già stato orchestrato. Carlo Cosco riesce a riconquistare la fiducia della sua ex compagna.
Il 24 novembre 2009 è avvenuta la tragedia quando Lea è stata aggredita a morte in un appartamento situato in Piazza Prealpi, nella periferia ovest.
Sua figlia stava invece cenando con i suoi parenti paterni. Successivamente il suo corpo è stato prelevato e distrutto a San Fruttuoso, sita a Monza.
Al momento della sua prematura scomparsa, Lea aveva solo 35 anni. Le ultime immagini conosciute di lei viva la ritraggono mentre passeggia accanto a Denise all’Arco della Pace, catturata dalla sua macchina fotografiche, poche ore prima che la sua vita fosse tragicamente interrotta.
Sarebbe dovuta rientrare in Calabria quella stessa sera, accompagnata dalla figlia, che nutriva immediati sospetti nei confronti del padre.
L’uomo, insieme ai suoi complici, è stato arrestato il 18 ottobre 2010. Ci sono voluti quattro faticosi anni perché la Corte di Cassazione confermasse le condanne all’ergastolo di Carlo e Vito Cosco, Rosario Curcio e Massimo Sabatino.
Inoltre, l’ex partner di Denise, che era anche alle dipendenze dell’organizzazione criminale, ricevette una pena detentiva di 25 anni.
Il 19 ottobre 2013 si tenne il funerale in piazza Beccaria. Tremila persone vennero a rendere omaggio. Lea ora riposa nel Cimitero Monumentale accanto a personaggi stimati di Milano.
Attualmente, teatri, film, eventi e murales servono come promemoria della sua eredità, assicurando che i milanesi conoscano bene il nome e il significato di Lea Garofalo.