Il mutuo tasso fisso è aumentato per volere della BCE. A conti fatti, quanto si paga di più rispetto allo stesso periodo del 2022?
L’arco di soli 10 mesi, a partire dall’aumento iniziale dei tassi della BCE nel luglio 2022, ha determinato circostanze particolarmente sfavorevoli per coloro che cercano di acquistare proprietà e ottenere un mutuo.
La rapidità di questo declino delle condizioni è tale che anche un breve rinvio, dovuto alle necessarie formalità come la consegna degli atti e la programmazione degli appuntamenti di firma con il notaio, può comportare pagamenti mensili significativamente più elevati.
L’esatto aumento dei pagamenti mensili è attualmente sconosciuto. I tassi della BCE sono rimasti a zero dal giugno dello scorso anno, dove erano stati stagnanti per quasi dieci anni.
Tuttavia, l’improvvisa serie di incrementi l’ha portata a uno sbalorditivo 3,75% in soli 11 mesi, con l’ultimo aumento dello 0,25% avvenuto a maggio.
È possibile, anzi probabile, che a giugno si verifichi un altro aumento, portando i tassi fino al 4%. C’è un contrasto significativo tra coloro che stanno attualmente acquistando case e coloro che hanno acquistato case solo un anno fa.
Andiamo ad affrontare il tema mutui a tasso fisso: le richieste, rispetto a quelli a tasso variabile, stanno crescendo, e coloro che richiedono un prestito indicizzato sono una piccola minoranza.
Tuttavia, tanti di quelli che avevano optato per un tasso variabile sono passati a quello fisso per evitare ulteriori aumenti del tasso.
Il tasso interbancario EuroIrs serve come valore di riferimento per il calcolo delle rate. Prendiamo ad esempio un prestito a 25 anni: all’inizio del 2022, quando i tassi BCE erano pari a zero, il tasso si aggirava tra lo 0,5% e lo 0,6%.
A maggio, in vista dell’inizio del ciclo di rialzi avviato dalla BCE (il primo dei quali è stato a fine luglio), il tasso si era già assestato al 1,70%.
A distanza di un anno, e quindi in questo mese di maggio 2023, il tasso è salito fino al 2,7%.
L’aumento dei costi spiega l’incremento dei tassi di interesse per i sottoscrittori di mutui a tasso fisso (in particolare il TAN, ovvero il tasso annuale nominale), con una leggera diminuzione registrata nelle ultime settimane.
Questa diminuzione non è dovuta all’IRS, ma bensì alla politica commerciale da parte di alcune banche che hanno ridotto leggermente lo spread, ovvero la percentuale che va aggiunta all’IRS e trattenendola per sé.
Secondo un’analisi, un mutuo a tasso fisso di 150.000 euro fino a 20 anni e uno spread bancario dell’1,2%, stipulato nel mese di gennaio 2022, comporta una rata mensile di 744 euro. Se, invece, viene stipulato oggi, la rata mensile sarebbe aumentata a 909 euro.
Qui c’è un’altra proposta, con un importo leggermente inferiore (126mila euro) ma che dura più a lungo, ossia 25 anni.
Se si moltiplica la rata mensile per il periodo di rimborso, si può notare che nel gennaio 2022 il totale da restituire era di circa 144mila euro, mentre a maggio 2023, con identica durata e importo, la somma finale da rimborsare supera i 190mila euro.