La madre della vittima è stata condannata a un anno e 4 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia. Il legale della 53enne ha già annunciato il ricorso in appello.
La vicenda è emersa dopo la denuncia di una zia della ragazza, a cui l’adolescente aveva chiesto più volte di darle qualcosa da mangiare, confidandole le continue vessazioni subite in casa. La ragazza veniva denigrata e offesa dalla madre, che la additava con epiteti quali “brutta” e “grassa”, che non venivano mai rivolti al figlio maschio.
Una mamma di 53 anni di Como è stata condannata a un anno e quattro mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia. La sentenza è stata emessa dai giudici del tribunale di Como e il legale della donna ha già annunciato che ricorrerà in appello. Il pubblico ministero aveva chiesto per l’imputata una condanna a due anni di reclusione. La donna avrebbe costretto la figlia adolescente a seguire un regime alimentare molto rigido, mangiando solo passati di verdura e alimenti ipocalorici, per non ingrassare. La ragazza non poteva superare i 47 chili di peso.
La vicenda è emersa dopo la denuncia di una zia, di professione medico, a cui la nipote aveva più volte confidato le vessazioni subite dalla madre, che la additava con appellativi offensivi quali “grassa e brutta”. Una situazione che – per la vittima – era diventata insostenibile.
Così la zia, senza parlarne con nessun altro in famiglia, si è diretta in Questura per denunciare la parente. A quel punto sono partite le indagini, che si sono concluse con una condanna in primo grado. Inizialmente, dopo l’apertura dell’inchiesta, la madre era stata allontanata da casa con una misura cautelare, ma dopo alcuni mesi le era stato concesso di tornare tra le mura domestiche.
Stano a quanto riferisce Tgcom24, secondo la legale dell’imputata, nel corso degli anni – intercorsi dalla denuncia al processo – la situazione era cambiata e non avrebbe avuto senso condannare la sua assistita. “Non è giusto condannare una madre per il troppo amore verso i figli”, ha detto la legale della 53enne alla lettura della sentenza.
L’avvocato aveva chiesto l’assoluzione o la riqualificazione del reato di maltrattamenti in famiglia come abuso dei mezzi di correzione. I giudici del Tribunale di Como però non hanno accolto la richiesta dell’avvocato, pronunciando una sentenza di condanna a un anno e quattro mesi.