Il delitto di Cavernago è una tragedia senza fine. Federico Gaibotti, di 30 anni, che si trovava in carcere da una settimana, dopo essere stato accusato di avere assassinato il padre Umberto, si è suicidato.
Gaibotti si trovava nel carcere di via Gleno, lì era detenuto dalle ore dopo l’omicidio che si è consumato nel pomeriggio di giovedì.
Il giovane si trovava in cella con un altro detenuto. Non aveva con sé oggetti con i quali avrebbe potuto commettere gli atti di violenza su se stesso. In qualche modo, è riuscito a togliersi la vita. Secondo quanto racconto dagli agenti della polizia penitenziaria, avrebbe usato la maglietta che aveva indosso.
Il giovane è stato infatti trovato con la maglietta attorcigliata al collo, a trovarlo sarebbe stato il compagno di cella che non lo ha visto tornare dal bagno, quindi è andato a controllare e ha chiamato immediatamente gli agenti. Per lui purtroppo non c’era nulla da fare.
Tra padre e figlio, si verificano spesso importanti litigi, il giovane chiedeva soldi al papà, probabilmente per acquistare la droga dato che secondo quanto raccontato dai conoscenti, dagli amici e dai parenti aveva da molto tempo problemi di tossicodipendenza. I rapporti con il padre si erano incrinati parecchio a causa della tossicodipendenza. Vivevano a Cavernago, erano lì la scorsa settimana.
Lì c’è stata l’ennesima lite. Federico, ancora una volta aveva addirittura chiesto al padre di aiutarlo a suicidarsi. Il padre ovviamente aveva risposto negativamente. A quel punto si è verificata l’aggressione mortale. Il giovane è stato arrestato nell’immediato dagli agenti. Il funerale di Umberto Gaibotti sarà domani alle ore 16 nella chiesa di Cavernago. Invece per adesso non si hanno notizie sul funerale del giovane sul quale probabilmente non sarà eseguita l’autopsia.