Caso Rocchelli, i genitori del ragazzo rimasto ucciso in Ucraina nel 2014, si rivolgono direttamente al tribunale dell’Aja.
Il caso di omicidio è rimasto impunito per otto anni, anche in seguito al processo, per questo i genitori hanno deciso di chiedere l’avvio di un’indagine.
Omicidio Rocchelli, i genitori chiedono al tribunale dell’Aja l’avvio di un’indagine
Quello di Andrea Rocchelli è un caso di omicidio che è rimasto impunito per troppo tempo. Sono passati otto anni da quando il ragazzo ha subito l’aggressione mortale e anche in seguito al processo, a soltanto un miliziano, passato per tre differenti gradi di giudizio e conclusosi con l’assoluzione, nessuna giustizia per il ragazzo. Ad oggi i genitori del giovane, ucciso in Ucraina nel 2014 nel mentre che documentava in Donbass le condizioni di civili, chiedono direttamente alla corte penale internazionale dell’Aja l’avvio delle indagini. Andrea Rocchelli insieme all’amico e collega Andrej Mironov, giornalista ma anche attivista politico di origini russe, rimasero uccisi in seguito ad un’aggressione: una scarica di mortaio li colpì uccidendoli durante i vari scontri tra la Guardia nazionale ucraini e l’esercito, da un lato, e dall’altra gli indipendentisti filo russi. Elisa Signori, ovvero la mamma di Rocchelli che è anche professoressa di storia, durante un intervento per il sito Articolo21 ammette:
«La nostra è una irrisolta domanda di verità e giustizia per un delitto che la magistratura italiana definisce un crimine di guerra, ma su cui si stende l’oblio. L’obiettivo che ci proponiamo è porre fine all’impunità per questo delitto, consapevoli di difendere così la vita dei civili e giornalisti che operano in scenari di crisi e di guerra.»
All’interno dell’informativa per l’Ufficio della Procura della Corte penale internazionale Rino Rocchelli e Elisa Signori, i genitori del reporter Pavese, sottopongono ancora una volta il caso di omicidio di quest’ultimo. I due sono convinti che ciò che stanno facendo è giusto ma soprattutto necessario in quanto tutto il tempo trascorso e la tragedia attuale presente in Ucraina non cancellano né sbiadiscono la brutalità degli attacchi da parte delle forze armate contro quello che per loro è solo un bersaglio civile, né tantomeno attuano responsabilità a chi ha ordinato, a chi ha eseguito e a chi ha avallato. Il caso è stato esaminato da parte della magistratura italiana attraverso tre differenti gradi di giudizio. In più il processo svolto tra il 2018 e il 2021, ha visto Vitaly Markiv come unico imputato, con l’accusa di concorso in omicidio e come responsabile civile dell’attacco contro lo Stato dell’Ucraina. L’unico imputato in seguito ad una condanna in primo grado a 24 anni, è stato assolto in appello e la cassazione ha confermato la sentenza. Circa un anno addietro però, una novità è subentrata e Signori spiega:
«A marzo del 2022 è stata creata un’apposita commissione, presieduta dal procuratore Kharim Ahmad Khan, che esaminerà e indagherà sui crimini di guerra commessi in Ucraina da chiunque a partire dal novembre 2013 sino ad oggi.»
Ciò vuol dire che quanto sopra citato costituisce una sorta di svolta e in questa prospettiva i genitori del ragazzo ritengono che l’uccisione del figlio, ovvero l’uccisione di un semplice civile inerme ed annientato durante lo svolgimento del proprio lavoro come fotogiornalista, sia meritevole di ricevere un’indagine svolta per ristabilire giustizia e verità.