Nicolò Maja, il figlio sopravvissuto all’ira del padre Alessandro, rivede quest’ultimo in tribunale.
Il ragazzo, palesemente provato, ha dichiarato di sentirsi “più tranquillo” in seguito all’incontro col padre in tribunale.
Alessandro Maja, lo scorso maggio ha ucciso parte della sua famiglia: sua moglie e sua figlia e ha aggredito brutalmente il figlio. Quest’ultimo, Nicolò Maja, è sopravvissuto all’ira del padre e dopo essere sfuggito alla strage omicida ha deciso di costituirsi parte civile nel processo. Nicolò è finito in coma dopo l’aggressione da parte del padre ed è uscito circa cinque mesi fa dall’ospedale, durante questi mesi Alessandro ha tentato di mettersi in contatto con il figlio che racconta:
«Mi ha scritto qualche lettera, però non gli ho mai risposto, gli chiederei solo perché sia arrivato a fare una cosa del genere, cosa aveva la nostra vita che non andava bene per lui?»
Le ragioni del gesto folle di Maja infatti ad oggi ancora non sono emerse. La prima ipotesi riguarda una possibile separazione richiesta dalla moglie ma tale supposizione è stata smentita dalla famiglia di lei. Secondo alcune indagini Alessandro Maja, uomo di successo nel suo lavoro, pare abbia aggredito prima sua moglie all’interno della loro stanza da letto, poi è andato da sua figlia, che ha ucciso nel sonno proprio come ha fatto con la moglie, e per ultimo è andato dal figlio Nicolò. Quest’ultimo è sopravvissuto nonostante le ferite gravissime riportate, anche se per un po’ ha dovuto lottare con le varie conseguenze dell’aggressione. Solo poco tempo fa il giovane è tornato a casa dallo zio e dai nonni.
Durante il primo processo Alessandro ha varcato la soglia dell’aula con gli occhi bassi e il volto teso. Nel tribunale di Busto Arsizio verrà giudicato colpevole di aver ucciso la moglie e la figlia sedicenne a coltellate ed è accusato di aver colpito a morte Nicolò, il figlio maggiorenne. Durante questo primo processo Nicolò era assente, anche se avrebbe voluto esserci. Mentre qualche settimana fa l’incontro con il padre Alessandro è avvenuto, nove mesi dopo la strage familiare. Il ragazzo, in carrozzina a causa dei vari interventi chirurgici ai quali ha dovuto sottoporsi, era palesemente provato e ha dichiarato di sentirsi “più tranquillo” in seguito all’incontro. Il giovane, che ad oggi ha 24 anni, si è presentato in aula con una maglia con su le immagini della sorella e della mamma, perché gli “danno quella spinta…”. In più ha detto:
«Rivederlo in aula non è stato facilissimo, io l’ho guardato ma non so se lui mi ha visto. Vorrei chiedergli perché ha deciso di rovinare la nostra vita. Proverò a parlargli, forse alla prossima occasione.»