Operazione anti ‘ndrangheta nel Milanese. La Guardia di Finanza ha condotto un’indagine che ha portato alla scoperta di un giro di riciclaggio di denaro sporco che fa a capo a Giuseppe Carvelli
Il riciclaggio di denaro rappresenta uno dei principali metodi utilizzati dalle organizzazioni criminali per portare avanti le proprie attività illecite e introdurre i proventi derivanti dalle loro attività illecite nell’economia legale.
La città di Milano rappresenta uno dei principali centri italiani per quanto riguarda l’attività commerciale e finanziaria. Proprio per questo motivo, le organizzazioni criminali cercano di infiltrarsi nel tessuto produttivo del capoluogo lombardo, utilizzando le aziende come veicolo per il riciclaggio di denaro proveniente da operazioni illecite. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, alcune società milanesi che gravitano intorno alla figura di Giuseppe Carvelli, sono state coinvolte in tale contesto.
‘Ndrangheta nelle aziende di Milano: l’operazione condotta dalla Guardia di Finanza
Giovedì 4 maggio è giunta al culmine un’operazione anti ‘ndrangheta nel territorio del capoluogo lombardo, condotta dalla guardia di finanza di Pavia, sotto il coordinamento della pm Sara Ombra della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Milano.
Nove persone sono state poste in arresto (sei in carcere e tre ai domiciliari), tutte italiane, membri del gruppo criminale che riciclava denaro sporco. Inoltre, sono stati sequestrati beni per un valore di circa 15,7 milioni di euro tra contanti, conti bancari e immobili.
L’accusa è di aver compiuto una serie di reati tributari che facevano capo a un imprenditore dell’hinterland nord di Milano, legato a Giuseppe Carvelli. Quest’ultimo era già finito in manette del 2019; affine alle cosche dei Mancuso di Limbadi (Vv) e dei Pesce di Rosarno (Rc). Riciclava denaro proveniente dal narcotraffico, investendo in un secondo momento nella catena di pizzerie Tourlè (Milano) di cui era socio. Questa volta, invece, è stata scoperta un’attività di evasione fiscale che si manifestava con emissione di fatture false di oltre 43 milioni di euro, tutte realizzate dalle società finite sotto indagine delle Fiamme Gialle.
Il modus operandi era sempre lo stesso. Queste aziende venivano aperte per un periodo limitato. Emettevano fatture per attività inesistenti. Poi venivano chiuse o messe in liquidazione. Le nove persone arrestate dovranno rispondere dei reati di autoriciclaggio e associazione a delinquere finalizzata a reati tributari.