Andare in pensione con 22 anni di contributi è il sogno ad occhi aperti di molti lavoratori italiani che dopo anni di duro lavoro, qualunque esso sia, hanno bisogno di riposarsi e rilassarsi godendo a pieno della pace e della serenità tanto desiderati.
Pur essendo ancora lontani dalla pensione, molti si chiedono a quanto ammonti con esattezza, dopo aver pagato 22 anni di contributi, se è possibile richiederla prima del tempo ed eventualmente come si fa.
Adesso, cerchiamo di dare delle risposte a questi quesiti, in modo da chiarire il tutto in maniera facile e veloce.
Tutti i lavoratori, si occupano della propria mansione sia per il proprio sostentamento che per il sostentamento della famiglia, ma ovviamente anche per il futuro, per avere garantito uno “stipendio mensile” a vita.
Lavorare significa versare i contributi che permettono di avere un’entrata fissa sicura tutti i mesi a partire dall’età pensionabile fino al termine della propria vita.
L’ordinamento previdenziale italiano, consente di accedere alla pensione in diverse modalità, con la quota 102, con l’Ape sociale, con l’opzione donna, tramite la pensione anticipata ordinaria, tramite la pensione anticipata per lavori usuranti e infine con quota 41 per i lavoratori precoci.
Ma se gli anni di contributi sono pochi cosa succede? Tutto cambia in base agli anni di contributi raccolti lavorando. Con 22 anni di contributi si può accedere alla pensione di vecchiaia soltanto dopo aver compiuto 67 anni di età.
Per godere della pensione anticipata ordinaria per esempio bisogna avere 42 anni e 10 mesi di contributi versati per quanto riguarda gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per quanto riguarda le donne.
Con quota 102 si può accedere alla pensione con 38 anni di contributi, con l’opzione donna con 35, con quota 41 con 41 anni, di cui uno versato prima dei 19 anni. Vale lo stesso discorso per l’Ape sociale e per i lavori usuranti a cui si può accedere con 30 e 36 anni di contributi.
Si può accedere alla pensione anticipata anche con 15 anni di contributi, ma bisogna aver versato contributi prima del 1992, oppure aver ricevuto l’autorizzazione al versamento entro il 1992.
Per cercare di rendere il discorso un pochino più pratico, si fa l’esempio di un uomo di 67 anni, un comune lavoratore dipendente che ha versato 22 anni di contributi con una retribuzione annua di €25000.
Questo può accedere alla pensione di vecchiaia con sistema retributivo oppure con il sistema interamente contributivo o con il sistema misto facendo domanda mediante il proprio consulente.
Se il lavoratore ha versato i contributi prima del primo gennaio 1996, prendendo una quota del 2% sull’importo annuale dello stipendio, si ottiene con una percentuale del 44% ovvero di €11.000 lordi l’anno che divisi in 12 mesi anzi in 13 considerando la tredicesima danno come risultato 846 euro al mese di pensione.
Se invece i 22 anni di contributi sono stati maturati a partire dal primo gennaio 1996 il pensionato ha diritto a €778 di pensione al mese ai quali ha accesso mediante il sistema contributivo.
Se invece il lavoratore ha versato i contributi prima e dopo il 1996, può accedere alla pensione tramite il sistema misto. Il calcolo viene fatto tenendo conto di 10 anni di contributi versati prima del 1996 e di altri 12 che sono stati versati dopo.
Si prendono in considerazione percentuali ed aliquote, che danno come risultato finale una pensione che ammonta a €809 netti. Insomma in definitiva, andare in pensione prima del tempo si può ma bisogna fare attenzione ai calcoli e a quanto questa scelta sia conveniente. Per qualcuno probabilmente non lo è.