Qualcuno se lo aspettava già, ma a quanto pare è pronta a tramontare l’ipotesi della riforma strutturale della previdenza, per tutta la durata del 2024.
Dopo lo stop estivo, durante il primo Consiglio dei Ministri, la premier Meloni in collaborazione con i ministri ha cercati di prendere delle decisioni circa le priorità della manovra che con elevata probabilità sarà tutta concentrata sul taglio del cuneo fiscale.
A seguire tutti gli interventi in programma per le pensioni.
Si aspetta la fine del mese di settembre soltanto per scoprire la Nota di aggiornamento al Def (Nadef) che andrà ad inserire delle novità nella Finanziaria per poi dare il via all’iter parlamentare. Per quanto riguarda le pensioni, si pensa di destinare fino ad un massimo di 1,5 miliardi di euro per l’indicizzazione delle pensioni.
Per adesso non si può puntare su una vera e propria riforma strutturale che possa lasciarsi alle spalle la Legge Fornero. A questo proposito il ministro dell’Economia Giorgetti, ha dichiarato che nessuna riforma previdenziale può andare d’accordo con i tassi di natalità che abbiamo oggi. Per questo motivo, il tutto è stato rimandato al 2025, nella speranza di tempi migliori.
Durante l’incontro con i sindacati, che avrà luogo giorno 5 settembre, la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone vorrebbe presentare a tutti quanti le proposte per le coperture che puntano al potenziamento di tutti gli strumenti previdenziali operativi, completamente dedicati ad alcune categorie specifiche. Si fa riferimento alle donne e ai lavoratori fragili.
Nel 2024 l’Anticipo pensionistico sociale (Ape) dovrebbe essere prorogato di un anno e la platea dei beneficiari dovrebbe essere allargata. Per il momento comprende soltanto i lavoratori dipendenti che hanno svolto mansioni gravose negli ultimi anni. Poi gli invalidi civili al 74%, e poi ancora i dipendenti disoccupati che non godono più di Nadef e per concludere i caregivers. Potrebbero infine essere coinvolti anche i professionisti impegnati nelle attività usuranti o gravose.
In seconda linea ecco Quota 103 con una probabile proroga della durata di un anno, che permette di andare in pensione a 62 anni di età, con 41 anni di contributi. Tutto questo avrebbe un costo di “solo” 4 miliardi di euro. La cifra ovviamente andrebbe ad appesantire le casse dello Stato incidendo pesantemente sul pil per l’8,4%.
Si potrebbero poi allargare anche le maglie di Opzione Donna che ha subito una stretta importante con l’ultima Legge di Bilancio. Per cui si potrebbe andare ad estendere il beneficio che permette alle donne lavoratrici di avere la pensione di anzianità al compimento dei 60 anni di età. Invece per Quota 41, la strada sembra essere tutta in salita. Darebbe la possibilità di andare in pensioni con 41 anni di contributi senza distinzione sull’età anagrafica. Ma tutto questo soltanto a partire dal 2025 perché avrebbe dei costi importanti che vanno da 4 a 5 miliardi. Non mancano infine le proposte per i giovani che portano sul tavolo incentivi che vorrebbero eliminare la precarietà.