Focus sulle pensioni e sull’assegno ridotto che alcuni pensionati sfortunati potrebbero percepire: di quale categoria si tratta?
Il 2023 è stato caratterizzato da un insieme di novità interessanti che riguardano anche le pensioni. Molti soggetti hanno potuto ricevere un assegno molto più alto del previsto, dovuto non sono alla rivalutazione ma anche dagli arretrati non ricevuti. Una analisi si è focalizzata su alcune categorie in particolare, evidenziado degli assegni ridotti sulle pensioni: gli sfortunati assisteranno ad una svalutazione dell’assegno e della quota che spetterebbe loro di diritto.
Pensioni ridotte, quali sono le categorie interessate?
Tutti i soggetti che lasceranno il lavoro nel 2023 o 2024 non avranno alcuna buona notizia, perché gli assegni impatteranno negativamente sul valore di mercato. I contributi versati man mano dal lavoratore nel corso della sua lunga carriera potrebbero non avere lo stesso valore di un tempo.
Gli esperti – come il Sole 24 Ore – hanno voluto studiare l’andamento delle pensioni e del valore che potranno avere a partire dal 2023 per tutti i nuovi pensionati. La riforma Dini/Treiu ha presenta delle regole di calcolo molto particolare, con il passaggio di un calcolo di tipo retributivo con quello di tipo contributivo: questo significa che i contributi svolgono un ruolo importante.
I contributi dovranno essere rivalutati ogni anno ed evitare in ogni modo una possibile svalutazione. Gli esperti puntano i riflettori sul meccanismo della rivalutazione, quando l’inflazione non è alta o assente. Il tasso potrebbe essere ridotto e avere un impatto negativo sulla quota dei vari nuovi pensionati.
Sistema contributivo e conseguenze sulle pensioni
Il sistema contributivo è arrivato in Italia a partire dal 1996, con l’intenzione di rivalutare ogni anno i contributi che sono stati versati dai lavoratori anno dopo anno. La somma totale si traduce in pensione, con la quota alta al pari del ritardo che si avrà man mano con l’accesso della stessa.
Il problema nasce nel momento in cui – secondo la legge italiana – il valore della pensione dipende dal Pil positivo o negativo, oltre che non compensare le varie criticità dell’inflazione.
Tutti i soggetti che andranno in pensione nel 2024, con l’inflazione e tutti i calcoli che dovranno ancora essere effettuati, ci sarà un 9,5% in meno con grave conseguenze sulle pensioni.
Questo vuol dire che nella maggior parte dei casi i pensionati potranno ricevere una quota minore.
L’andamento del Pil insieme all’inflazione ha portato ad un impatto negativo sulle pensioni, con l’effetto tempo che non dovrà essere sottovalutato.
Con una stima che si prevede tra 40 anni, ci potrà essere una svalutazione completa delle pensioni. Ovviamente, tutti i conti dovranno essere fatti anno dopo anno perché non si conoscono in precedenza gli andamenti del Pil e Inflazione.
Un esempio? Un soggetto di 67 anni accede alla pensione di vecchiaia e dovrà osservare di come la sua quota pensionistica vada al ribasso. Se il suo stipendio sarà di 2.500 euro la pensione potrà essere di 1.325 euro.