Brutta notizia per le pensionate d’Italia, l’INPS infatti ha dato in queste ore una comunicazione importante che ha lasciato senza parole.
L’assegno per le lavoratrici infatti ha subito un mutamento e le cifre che possiamo leggere nel comunicato ufficiale, hanno suscitato una grande rabbia. Vediamo nel dettaglio di cosa stiamo parlando.
C’è da dire che già nel nostro Paese, gli importi delle pensioni non sono granché, anzi l’assegno medio è di circa 1.000 euro, allora perché mettere mano ancora una volta su ciò? Perché tagliare le pensioni già abbastanza misere? È quello che si chiedono in questo momento tanti italiani, in particolare le donne.
Queste infatti sono interessate dall’ultimo provvedimento dell’INPS, che ha ufficializzato l’ennesimo taglio ai trattamenti pensionistici femminili, in riferimento al rapporto di Ocse, dedicato appunto al nostro Paese.
Gli economisti di tale organizzazione hanno messo nero su bianco alcune raccomandazioni per l’Italia e tra queste alcune riguardano il settore della previdenza.
È stato evidenziato infatti come il Paese spenda oltre il 16% del Pil per le pensioni, comprese le reversibilità, peraltro questo esborso è destinato ad aumentare nel corso dei prossimi 15 anni. Prendendo in considerazione i dati del 2022, è emerso come i costi degli assegni siano arrivati a 322 miliardi di euro, con un incremento leggero rispetto all’anno precedente.
Purtroppo c’è una differenza sostanziale fra i contributi versati dai lavoratori e le spese per mandarli in pensione, ecco perché il deficit evidenziato da Ocse, la quale ha dato dei consigli all’Italia, chiedendo di evitare le varie flessibilità (Quota 100, 102, 103) a favore della piena applicazione della legge Fornero. Tuttavia i numeri recenti allarmano, infatti nel 2023 l’INPS ha liquidato pensioni di circa 1.140 euro, un importo abbastanza basso per essere soggetto a ulteriori tagli.
In risposta agli analisti dell’organizzazione parigina, l’INPS ha rilasciato un comunicato in cui ribatte dicendo che i valori presi in analisi, si riferiscono alle pensioni di vecchiaia, anticipate, di invalidità e agli assegni sociali. Difficile dunque dare ragione all’Ocse ed è letteralmente impossibile pensare di fare cassa su pensioni così basse, per sanare le finanze pubbliche.
Ci sono peraltro degli elementi di cui tenere conto, in primo luogo la disparità di genere. C’è ancora molta differenza fra i trattamenti pensionistici riservati alle donne e quelli degli uomini, infatti le prime prendono meno di 1.000 euro, gli uomini invece oltre 1.300 euro.
Uno squilibro su cui il nostro Paese non può mettere mano, come vorrebbe l’Ocse. Ancora, la flessibilità in uscita è già in forte difficoltà sul settore femminile. Dai dati emerge la stretta sui requisiti necessari per accedere alla pensione con Opzione donna e di conseguenza, il crollo del ricorso a tale misura: nel 2023 solo 11mila donne hanno potuto usufruire dello strumento per andare in pensione anticipata con il ricalcolo dei contributi.
Per capire la gravità della situazione, basti pensare che l’anno precedente erano più del doppio le pensioni erogate con Opzione donna.