Quale sarà il futuro delle pensioni nei prossimi anni? Tenendo conto che le aspettative di vita sono aumentate, vediamo cosa ci aspetta.
La riforma delle pensioni tanto promessa sembra che nemmeno per il 2024 andrà in porto e quindi? Quale sarà il futuro per chi dovrà lasciare il lavoro?
Stando ai dati diffusi dall’INPS, le pensioni che sono state erogate in Italia nel 2022 sono state 17,7 milioni divise in questo modo: 77,2% di natura previdenziale, 22,8% di natura assistenziale. In questo scenario, sembra che, nemmeno per il 2024, la riforma delle pensioni tanto attesa sia fattibile. Ciò sarà dovuto alle previsioni economiche non rosee dell’Italia.
Un’economia al ribasso che andrà ad impattare negativamente sui conti pubblici che non potranno stanziare soldi per la legge di Bilancio e, quindi, per riformare le pensioni. Conti che, tra l’altro, erano già molto esili. Il che ha portato i principali sindacati a dire la loro. Il comune denominatore di ciascuno, esposto soprattutto da Landini, è stato la delusione nei confronti delle promesse che erano state fatte dal Governo.
A smagrire ulteriormente le casse dello stato ci ha pensato l’inflazione. Tant’è che tra previdenza e pensioni sembra che non si possano destinare più di 13 miliardi di euro, circa metà di ciò che era stato detto si sarebbe destinato alla manovra.
Le novità sul fronte pensioni, quelle tanto attese, non ci saranno. In sostanza, istituti come la Legge Fornero (chiamata oggi Quota 41) che permette alle persone di andare in pensione a 67 anni, rimarrà invariata. Ad essa si aggiungeranno altre proroghe come quella della Quota 103 che consentirà di poter andare in pensione 5 anni in anticipo ma solo se si sono versati 41 anni di contributi.
Le uniche modifiche che sono in previsione riguardano sia l’Ape sociale che l’Opzione donna che, così com’è stato previsto, ha alimentato non poche polemiche. La prima misura, ovvero l’Ape sociale, verrà prorogata fino alla fine del 2024 con una piccola estensione ad altre categorie di lavoratori. Ad esempio, chi si occupa di attività gravose.
Opzione donna, che sarà prorogata, prevederà la caduta di alcuni paletti anche se, per ripristinare le opzioni precedenti, che consentivano a tutte le donne di andare in pensione a 58 anni e 35 anni di contributi versati. Per farlo, però, dovrebbero essere stanziati troppi soldi (circa 50 milioni di euro).
Un ulteriore suggerimento che ha fatto discutere riguarda una notizia diffusa dall’INPS secondo cui sarebbe intenzionata a pagare meno chi è più longevo. Una dichiarazione che potrebbe essere messa in pratica tenendo conto anche dell’aspettativa di vita di ciascuna regione italiana. Ad esempio, gli abitanti delle Marche hanno un’aspettativa di vita di 18 anni dopo i 67; quelli della Sicilia di 17.
Un’altra novità potrebbe essere la pensione part time che, in alcuni paesi europei è già una realtà. Essa consiste nel ridurre gradualmente le ore di lavoro fino ad arrivare alla pensione per un totale di due o tre anni. Quando si lavora meno ore si riceve un compenso che è suddiviso metà in stipendio e metà in pensione con un guadagno per le casse dello stato.