Modifiche relative alle pensioni rimandate a settembre. Per Ape sociale e opzione donna potrebbero arrivare delle importanti novità nel corso dei prossimi giorni.
Per quanto riguarda Opzione donna, ovvero l’anticipata uscita dal mondo lavorativo con il ricalcolo contributivo dell’assegno, l’anno prossimo potrebbe non cambiare nulla, tranne che per le risorse che il governo avrà a disposizione dopo la prossima legge di bilancio.
Il 26 giugno le parti sociali e il governo si sono incontrati, ma non è stato chiarito alcun dubbio in merito al futuro della misura, che potrebbe essere discussa ancora una volta il 5 settembre. Questo è quanto è stato stabilito dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone.
Cambiamenti in arrivo, il ritorno al 2022 si fa sempre più probabile
Per quanto riguarda i cambiamenti, si parla di due possibilità, mantenere le norme attive al momento oppure puntare al ripristino dei requisiti attivi nel 2022. In questo caso si godrebbero della possibilità di andare in pensione a 58 anni di età o 59, con 35 anni di contributi. L’orientamento al momento sembra essere diverso, perché potrebbe essere presa in considerazione anche l’ipotesi di uscita a 60 anni per tutte le donne. Questo tra l’altro senza distinzioni che hanno a che fare con i figli o con gli anni lavorativi e i contributi pagati.
Cosa potrebbe decidere il governo per aiutare i lavoratori che hanno bisogno di andare in pensione anticipata
La seconda misura di cui si sta parlando e si è già tanto parlato nelle scorse settimane è quella dell’ape sociale. In questo caso l’anticipo pensionistico sarebbe possibile a partire da 60 anni o 61, piuttosto che 63 come era un tempo. La flessibilità è il tema più insidioso tra tutti, perché per risolvere la questione serve tanto impegno.
L’intenzione del governo attuale è prorogare quota 103, fino al 2024 ma in una versione un po’ rivista. Per adesso non si sa quali modifiche potrebbero essere applicate, cosa potrebbe rimanere invariato e cosa potrebbe cambiare radicalmente. Inoltre l’esecutivo sembrerebbe puntare verso quota 41 per i lavoratori contributivi autonomi, oppure per i lavoratori interessati dal ricalcolo contributivo del trattamento stesso.
La quota del 2025 sarebbe comunque transitoria. Tutto dipenderà sempre e comunque delle risorse che saranno a disposizione del governo. Per l’ape sociale è probabile un prolungamento con la revisione dell’ampliamento dei lavoratori impegnati nelle attività gravose. Non resta che aspettare l’arrivo del mese di settembre per scoprire cosa il governo Meloni ha deciso di fare e come si sceglierà di agire per aiutare i lavoratori che vorranno andare in pensione prima, magari effettuando delle rinunce.