Le ultime voci parlano di possibili modifiche per le pensioni. Tra proroghe e modifiche, vediamo di cosa si tratta e quali sono gli scenari.
Negli ultimi tempi si parla di un’ipotesi di proroga dai 6 agli 8 mesi per le pensioni nel 2023. In particolare l’oggetto delle discussioni sarebbe l’Opzione donna e la totale riforma del sistema pensionistico. Vediamo di cosa si tratta.
Opzione donna è una soluzione che permette ad alcune categorie di andare in pensione anticipatamente. Nello specifico, si tratta del pensionamento anticipato per le donne che abbiano maturato almeno 35 anni di contributi e che abbiano un’età di 58 anni se lavoratrici dipendenti e di 59 anni se lavoratrici autonome.
Nelle ultime ore l’ipotesi sembrerebbe quella di voler mantenere e prorogare Opzione donna ancora tra i 6 e gli 8 mesi. Questo provvedimento consentirebbe di risparmiare circa 10 miliardi di Euro, in attesa che nel 2023 arrivi la vera e propria riforma totale del sistema pensionistico. Proprio questo lasso di tempo che va dai 6 agli 8 mesi sarebbe quello di cui il Governo avrebbe bisogno per organizzare e finalizzare la riforma totale del sistema pensionistico italiano, prevista per il 2023.
Ma da quello che risulta, ad oggi effettuare importanti modifiche a Opzione donna non sarebbe fattibile, principalmente a causa della mancanza di coperture per quanto riguarda i fondi.
Proprio per questo si sta cercando una soluzione che funga da mediazione per il passaggio direttamente alla nuova riforma delle pensioni, senza apportare modifiche in questo arco di tempo. Tuttavia una piccola modifica in positivo per Opzione donna potrebbe esserci, al fine di ampliare la platea di persone che possono usufruirne.
Argomento di discussione tra maggioranza e Governo, quello che riguarda l’eventuale modifica di Opzione donna.
Allo stato attuale, come già anticipato, Opzione donna prevede un’uscita anticipata dal mondo del lavoro per le donne che ne rispettino i requisiti. La possibile modifica vedrebbe la possibilità di pensionamento anticipato solo per alcune categorie, quali le caregiver, invalide civili e le donne recentemente licenziate. Questo porta a una ristretta adesione, di poco meno di 3000 persone per un costo di poco più di 20 milioni di Euro l’anno, contro i circa 100 milioni di Euro della proroga decisa l’anno scorso dal Governo Draghi.
Non sono mancare le risposte da parte dei partiti dell’opposizione che ritengono il provvedimento come una stretta troppo discriminatoria e soprattutto anticostituzionale.
Il problema è principalmente il “buco” temporale nell’attesa che venga definita la nuova riforma del sistema pensionistico, che dovrebbe andare a limare tutte le incongruenze e a definire una volta per tutte gli standard di pensionamento.
Intanto anche i sindacati si stanno muovendo. Spi-Cgil ha indetto una manifestazione nazionale che si terrà a Roma venerdì 16 dicembre . Le proteste saranno principalmente contro il taglio delle revisioni degli assegni previdenziali.
Una situazione decisamente instabile dunque, che può vedere cambiamenti da un giorno all’altro.