Brutte notizie per chi è nato dopo il 1962: l’ultima comunicazione dell’INPS sbarra la strada verso la pensione.
I forti rincari dell’ultimo periodo, che hanno riguardato soprattutto le bollette di luce e gas, hanno messo in ginocchio la stragrande maggioranza delle famiglie italiane, che si sono ritrovare a dover fronteggiare una spesa ben più alta rispetto al passato.
Oltre ai costi dell’energia, gli incrementi hanno riguardato anche i prezzi dei generi alimentari e più in generale il costo della vita. Tra le categorie maggiormente in sofferenza ci sono senza dubbio i pensionati, specialmente coloro che percepiscono un trattamento minimo da parte dell’INPS.
INPS, chi è nato dopo il 1962 resta a bocca asciutta: cosa ha deciso il governo
Il governo della premier Giorgia Meloni ha manifestato più volte la volontà di intervenire su questo aspetto, portando le pensioni minime a 1.000 euro come avrebbe voluto l’ex premier e leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, scomparso il 12 giugno scorso.
Tuttavia, l’intenzione dell’esecutivo sembrava essere quella di arrivare a una più completa riforma delle pensioni, introducendo anche Quota 41 per tutti entro la fine della legislatura.
Per chi non lo sapesse, Quota 41 è una misura che consentirebbe di lasciare il lavoro in anticipo a tutti coloro che hanno almeno 41 anni di contributi, senza tenere conto dell’età anagrafica.
Inizialmente si pensava che il governo Meloni potesse introdurre questa importante novità già nel 2024.
Ma ora sembra che l’esecutivo abbia deciso di farla slittare al 2025.
Per questi due anni resterà in vigore Quota 103, un’altra misura che consente sempre di andare in pensione con 41 anni di contributi, ma con un vincolo legato all’età.
Solo coloro che hanno compiuto 62 anni, infatti, possono usufruire di Quota 103 (ovviamente con i 41 anni di contributi).
Questa scelta sta ovviamente generando delle polemiche, anche perché le aspettative erano ben diverse.
In questo modo si continua a dare la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi solo a coloro che hanno una certa età.
Non si tiene tenere conto di altre importanti caratteristiche, come ad esempio la difficoltà del lavoro svolto per tutti questi anni.
Ecco perché il governo vuole arrivare il prima possibile a Quota 41, ma pare proprio che bisognerà attendere (almeno) il 2025 per vedere l’introduzione di questa novità.
Quota 103 crea problemi soprattutto a coloro che sono nati dopo il 1962.
A tutti questi soggetti è impedito l’accesso alla pensione nonostante i 41 anni di contributi.
Nato dopo il 1962 con 41 anni di contributi: per la pensione tocca aspettare
Se una persona è nata nel 1964 e ha cominciato a lavorare a 16 anni, nel 2024 avrà maturato i 41 anni di contributi necessari.
Tuttavia, con il mantenimento di Quota 103 non potrà accedere alla pensione.
Per tutti questi soggetti non resta che incrociare le dita e sperare nel 2025.
Il problema che spinge il governo Meloni a rinviare l’introduzione di Quota 41 pare essere legato alle risorse necessarie, dato che questa misura andrebbe a interessare una platea molto più vasta rispetto a Quota 103.
Pertanto, nel 2024 solo i nati entro il 1962 che hanno maturato 41 anni di contributi potranno usufruire di Quota 103 e accedere alla pensione.
Inoltre, bisogna tenere conto che anche Quota 103 presenta dei vincoli ben precisi. Tanto per fare un esempio, la pensione garantita da Quota 103 non può mai superare di 5 volte il trattamento minimo.