Nel giorno dell’anniversario di una delle stragi più tragiche della storia italiana, Sergio Mattarella ricorda ciò che accadde a Piazza Fontana. Ecco le sue parole.
Il 12 dicembre 1969 una bomba esplose alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, a Piazza Fontana.
Una strage che ha segnato la storia italiana e che ogni anno si ricorda, in onore delle vittime di quel giorno e per condannare il terrorismo in tutte le sue forme. Ecco come ha ricordato quel giorno Sergio Mattarella.
Una data significativa per l’Italia intera: il 12 dicembre rimarrà sempre per la nostra storia un giorno da ricordare con l’amaro in bocca e con tanta tristezza.
53 anni fa una feroce strage colpì la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, a Piazza Fontana, dove morirono 17 persone e ne vennero ferite 84.
Questa mattina, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha evidenziato il significato di questo giorno, con un discorso molto significativo:
Sono trascorsi 53 anni dal feroce attentato di piazza Fontana, che provocò nel cuore di Milano morti e sofferenze, sconvolgendo la coscienza del popolo italiano, con l’intento di minacciare le istituzioni della Repubblica
Mattarella continua, ricordando a tutti gli italiani che la memoria è importante e deve essere sempre intensa e importante, per evitare che queste tragedie non si ripetano.
Nel suo messaggio, il Capo dello Stato elogia Milano, per il suo impegno nella lotta contro il terrorismo, contro le strategie eversive neofasciste:
Avvertiamo il dovere di ricordare, con la stessa intensità di sempre l’impegno di cui Milano per prima fu interprete e che consentì al Paese intero di sconfiggere le strategie eversive neofasciste e le bande terroristiche di ogni segno che insanguinarono la non breve stagione che seguì alla strage.
Una prova terribile che, di certo, non si dimenticherà mai facilmente.
Il 12 dicembre 1969, precisamente alle 16:37 di pomeriggio, una bomba contenente ben 7kg di tritolo esplose nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano, a Piazza Fontana.
17 persone persero la vita in quella che fu una tragedia senza precedenti e, intanto, altri tre ordigni scoppiarono in altri punti della città, ferendo una ventina di cittadini.
Quella sera tutti i telegiornali parlavano solo ed esclusivamente di questo terribile episodio, descrivendolo come una vera e propria dichiarazione di guerra, visto che contemporaneamente anche a Roma esplosero ben quattro bombe.
Una strage che portò l’Italia in un baratro oscuro, un periodo di paura e terrorismo chiamato poi la “strategia della tensione”.
Questa strategia consisteva nell’innescare la paura all’interno delle istituzioni e anche nei cittadini, che più avanti avrebbe poi portato a una completa deriva delle autorità italiane.
Ci sono stati nei decenni ben dieci processi, con numerosi errori e depistaggi nelle inchieste aperte.
Prima venne accusato il ferroviere Giuseppe Pinelli, che apparteneva a un gruppo di anarchici che vennero indagati inizialmente per la strage.
Il 15 dicembre, però, Pinelli morì, cadendo dalla finestra dell’ufficio del commissario Luigi Calabresi, che seguiva il caso. Un episodio che tutt’oggi porta con sé molti lati oscuri, visto che le indagini hanno poi appurato che Pinelli era del tutto innocente.
Negli anni successivi, dopo numerose sviste e errori, si stabilì che dietro all’attacco c’era Ordine Nuovo, un gruppo di estrema destra comandato da Franco Freda e Giovanni Venturi, che però non sono stati mai condannati per mancanza di prove.