Top Dj, in onda su Italia1, è solo l’ultima delle sue tantissime creature. Pierpaolo Peroni, 55 anni, nome “pesante” della musica pop italiana degli ultimi 25 anni, non è una star, ma un uomo di retroguardia, motore di una quantità impressionante di successi. Produttore, manager e autore, Pierpa – questo il nome di battaglia – inizia negli anni ’80 come disc jockey nella sua Roma. Nel 1990 viene chiamato a Milano da Jovanotti per far parte del cast di Deejay Television, dal 1990 al 1994 partecipa come responsabile della programmazione al trionfo di Radio Deejay, ovviamente con l’amico di una vita Claudio Cecchetto, e con lui scopre gli 883 e tanti altri artisti come Dj Francesco e Finley. Dove c’è Cecchetto, insomma, c’è Peroni. Che nel corso degli anni diventa anche opinionista di X Factor per tre edizioni (2008-2010), quando il talent veniva trasmesso da RaiDue. Nel 2013 e 2014 firma come ideatore e autore il talent Top Dj, dedicato ai dj in onda su SkyUno e Cielo. Come se non bastasse Pierpaolo Peroni – marito di Syria, che gli ha dato due figli, Alice e Romeo – ha appena lanciato sul mercato una linea di felpe ribattezzata Well/Cro con sei riquadri in velcro su cui attaccare decine di grafiche colorate – realizzate dal celebre grafico Sergio Pappalettera (autore di decine di copertine storiche della musica italiana) – in maniera da avere maglie sempre differenti. In questa intervista parla di Roma e Milano, incontri della vita, talento e mediocrità, fortuna e passione, la nuova skyline di Milano e il chiosco a Ibiza… Sincero e lucido come pochi altri nel suo ambiente, Pierpa fa un figurone. Peccato sia della Lazio, dicono gli amici di Roma.
Trascrizione videointervista a PIERPAOLO PERONI
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MILANESE DA 25 ANNI
Sono milanese dal 1988, a ottobre di quest’anno festeggio il venticinquennale. È andata in una maniera abbastanza bizzarra perché non era uno dei sogni della mia vita, non ci avevo mai pensato onestamente. Poi, facendo il dj a Roma, avevo conosciuto Lorenzo Jovanotti nell’85, ci siamo frequentati per un sacco di tempo, andavamo a fare colazione tutte le notti insieme…
IO E JOVANOTTI
A un certo punto Lorenzo ha avuto il momento in cui è diventato Jovanotti e il cantante Jovanotti è venuto a Milano e io sono rimasto a Roma, tranquillo, a seguire le sue gesta da lontano.
IL DEBUTTO A DEEJAY TELEVISION
Poi a un certo punto mi chiama (Jovanotti) e mi dice: “C’è Claudio Cecchetto che ha bisogno di uno che faccia Deejay Television, tu hai voglia di venire su a Milano? Gli ho detto che sei fortissimo, che sai tutto di musica. Secondo me è perfetto per te”. Io ci ho pensato, boh, forse dodici secondi, e ho detto: “Sì, sì!i Va bene, quando devo veni’?”, e ho abbandonato una vita di agi, fantastica, a Roma, dove facevo un sacco di lavori: facevo il dj, lavoravo in radio, lavoravo ancora in ufficio, all’Ente Nazionale Cellulosa e Carta, avevo un negozio di dischi, guadagnavo sette milioni al mese, all’epoca un sacco di soldi, e ho mollato tutto in due settimane. Sono venuto su a Milano e non sono più tornato indietro.
IN PELLEGRINAGGIO
Ero stato a Milano un po’ di volte tipo pellegrinaggio, ci venivo a comprare i dischi, tra l’altro al negozio che aveva Radio Deejay sotto la galleria del Duomo, andavo al Plastic… Insomma, avevo due o tre punti di riferimento mitici. Ho sempre avuto questa visione – che poi è quella reale, no? – di una città un po’ più vicina all’Europa, mentre Roma era la meravigliosa, splendida “Romona” grossa, mamma, che ti voleva bene…
IL PONTE “STRANO”
Quello lì era il punto dove iniziava tutto a diventare un po’ più strano, il ponte tra Roma e Berlino, tra Roma e Londra era Milano… da una parte molto divertente e dall’altra parte molto traumatico.
LA GIOSTRA JOVANOTTI
Molto divertente perché stavo con Lorenzo, che era già Lorenzo, era nella fase post Gimme Five. Perciò stavo a casa sua e stavo sempre in giro con lui, andavo in giro con moto, macchine, autisti… Mi ricordo una volta che siamo usciti, e mi fa: “Accompagnami, andiamo a comprare una roba in Corso Vittorio Emanuele”. Scendiamo da questa macchina, facciamo dieci passi, e iniziano a urlare dei ragazzini: “Lorenzooo!”. Lorenzo fa: “Oh! Acceleriamo…”, iniziamo a camminare molto velocemente, si forma un gruppo di gente… mi ricordo io e lui, per tutto Corso Vittorio Emanuele, che correvamo come due disperati e dietro una folla di gente che urlava. Ci siamo dovuti chiudere dentro un negozio e ci sono venuti a prendere perché non potevamo uscire. Era una cosa che non avevo mai visto, non immaginavo neanche che esistesse, ma forse neanche lui… anche per lui era tutto nuovo.
SENZA FARE NIENTE
Dall’altra parte traumatico perché in tutto quel periodo lì di ciò per cui ero venuto a Milano non era successo niente. Io stavo in studio su una sedia, su un divano, mentre Lorenzo faceva i dischi e le cose e a me non mi cagava nessuno! Per questo, passata una settimana, quindici giorni, un mese, gli ho detto: “Oh! Come cazzo faccio?”, nel frattempo avevo due milioni in banca e ho detto: “Adesso muoio”. Ho fatto, come dice Cecchetto, la pianta…
LA SVOLTA
Finché non è arrivato il giorno in cui la persona di cui avrei dovuto prendere il posto è andata via perciò Claudio mi ha chiamato e ho iniziato a fare Deejay Television e da lì in poi ho fatto tutto il resto.
GLI ANNI D’ORO
Ho visto quella del ’92, quella del famoso ’92, cioè quella che si avvicinava al ’92, ed era meravigliosa, era tanta roba, era il posto più bello del mondo, era divertentissimo. Qualsiasi cosa era perfetta. Tutti quanti avevano i soldi, tutti erano sempre pieni.
UNA CITTÀ SORRIDENTE
C’era una Milano sorridente. A Milano io non ho mai visto la nebbia, è stato un caso perché poi ovviamente le fabbriche avevano chiuso prima che arrivassi io, perciò la famosa nebbia degli anni ’60 non c’era più. L’ho vista quando andavo da Max a Pavia, la nebbia, e ho capito che cos’era, ma a Milano era già un fenomeno atmosferico molto raro.
LAVORO E DIVERTIMENTO
Non ho mai visto la gente triste e grigia, tutta uguale che cammina così… ho visto solo un sacco di gente che lavorava, sempre, e che quando finiva di lavorare si divertiva come se non ci fosse un domani e il giorno dopo ricominciava da capo.
LA MIA DISNEYLAND
Per me che volevo fare quel lavoro mi sembrava di essere a Disneyland, perché a Roma la situazione era abbastanza drammatica. Nel senso che quelli che avevo davanti a fare il lavoro del dj, o quelle cose lì, sono ancora nello stesso posto. Cioè non sarebbe mai toccato a me. Se io fossi rimasto là non so che cosa avrei fatto, onestamente non lo so.
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IL BOSS DELLA MUSICA
Io da piccolo volevo fare il direttore della Cbs, a un certo punto quando ho smesso di dire minchiate tipo astronauta, pompiere eccetera… perché pensavo che il direttore della casa discografica era uno che andava in giro per il mondo, guardava concerti, si sentiva i dischi, diceva “questo lo stampo, questo non lo stampo”. La roba del dj è una deformazione professionale che hai, cioè a un certo punto decidi di essere non abbastanza dotato per diventare bravo in una disciplina specifica, cioè io ho provato a suonare la chitarra, la batteria…un sacco di cose.
UN MEDIOCRE DI SUCCESSO
Quando capisci che sarai sempre un mediocre, anche facendoti un culo così, a un certo punto capisci che non devi diventare il numero uno in una cosa specifica, è meglio se fai una roba dove puoi scegliere gli altri e distribuirli, e devi diventare il più bravo a fare quella roba là. Perciò il dj alla fine è quello, uno che non sa suonare, non sa comporre, non sa cantare, però è il più influente di tutti a mettere la musica. Io pensavo che il direttore della casa discografica fosse una specie di dj mondiale che decidesse la musica per tutto il mondo. Quando poi ho scoperto che invece era solo un lavoro dove devi essere possibilmente laureato in economia e commercio, o comunque avere basi di mercato, di finanza, numeri, personale, le cose, etc. ho capito che non faceva per me.
LA RADIO COL BOTTO
Ho fatto Radio Dee Jay. Non ho fatto la prima parte, quella della nascita, però ho fatto il passaggio dal locale al network col botto pazzesco, la radio più ascoltata in Italia. Quella roba li è stata una soddisfazione incredibile e io c’ero.
GLI INCONTRI DELLA VITA
Lorenzo. Da Lorenzo a Claudio. E con Claudio a Max e queste tre robe qui sono quelle che mi hanno fatto questi venticinque anni.
DIVERSO?
Mi stava antipatica Roma perché non riuscivo a fare quello che volevo, perché mi sentivo diverso. Stiamo spesso a pensare che siano tutti stronzi mentre invece è solo colpa tua che non sai quello che devi fare.
SEMPRE AL LAVORO
Nei primi anni io ho lavorato sempre. Io mi alzavo la mattina andavo a lavorare, finivamo alle quattro, dormivo e tornavo il giorno dopo. Sempre, di sabato, domenica. Sempre.
LE FIDANZATE? MAI VISTE
Io prima di incontrare Cecilia, quando lei mi chiede le mie ex fidanzate io le dico sempre che non le vedevo mai. Non le vedevo mai perché non stavo mai a casa, mi svegliavo la mattina, andavo a lavorare e tornavo la notte.
LA FORZA DI MILANO
Se ti metti sotto ti dà la possibilità di fare tutto, è come se avessi tutte le opzioni aperte. Se entri nel meccanismo è un orologio perfetto, secondo me è ancora così perchè un sacco di cose che succedono adesso arrivano da qui. La musica ormai è qui, c’è poco da fare.
IL MIO MONDO È TUTTO QUI
I miei artisti di riferimento, amici che apprezzo anche come imprenditori di se stessi eccetera, vanno da J Ax a Fedez ai Club Dogo a tanti altri. Tutta la scena dell’Hip hop è tutto qui e sono cose che lì sono un po’ meno… sono proprio completamente assenti…non riesci a farle.
E ROMA?
Mi è tornato l’amore per Roma in un momento che stavamo sempre con Max, ai tempi del Locale. Quello è stato un momento d’oro di Roma, in quel momento là io sarei voluto tornare a Roma. Nel frattempo era nata Alice perciò avevamo la casa a Roma, stavamo a Roma tipo quattro mesi l’anno, e c’era il Locale… Mi ricordo le notti sempre in giro con Alex Britti, Diaco, Niccolò, Silvestri, Valerio Mastandrea… Quella è stata una primavera bellissima, quella volta lì è stata forse l’unica volta che mi è venuta voglia di tornare a Roma.
IL BRUTTO DI MILANO
Il brutto di Milano è che se non gli piaci ti caccia via, ti sputa dopo sei mesi. Se tu non la guardi con gli occhi giusti è un posto repellente. Tutti i pregi che ti ho detto se tu ci stai dentro è meraviglioso. Sei in quel meccanismo che ti dicevo prima, se non riesci a entrarci dentro sei Charlie Chaplin attaccato agli ingranaggi che rischia di morire. Se vuoi venire qui perché ti interessa lavorare nella musica, nella moda, nello spettacolo, in certa editoria e certe cose… Sai quali sono le regole, goditi quelle regole, ma non cercare di portarti le tue di regole perché qua non funzionano e diventa tutto complicato, diventa un’inferno.
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CAMBIAMENTI
Sono diventato più buono, molto più buono perché ho pensato che se ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti. Perchè io sulla carta di identità ho ancora scritto disc jockey, e quello sono, cioè sono uno senza qualità che fa finta di averne tantissime e il fatto di aver trovato una scena, un posto dove questa qualità è benvoluta e addirittura ti permette di diventare qualcuno… mi ha reso più buono. Non ho astio nei confronti delle altre persone, non voglio male a nessuno, non ho mai litigato con nessuno da quando sto qua. Ho imparato un’altra cosa importantissima qua, a Milano, a non credere più a quelli che m’hanno detto che quello mi ha detto, cioè le voci passate, il telefono senza fili, quel pettegolezzo di “un amico mi ha detto”, che è molto romano… Io quello, qui, l’ho perso completamente.
MILANO “ITALIOPOLITA”
È una città straniera all’interno dell’Italia. Quando dicono che New York è cosmopolita, Milano è “italiopolita”, nel senso che è un’unione di tutti gli italiani. C’è quel miscuglio bello. I miei amici arrivano da tutte le parti: dalla Puglia e dalla Sardegna, diventano tutti quanti pseudo milanesi ma non ho un gruppo di amici sardi o un gruppo di amici pugliesi cioè non ho “ballotte” locali, è tutto mischiato..
LA PIÙ INTERNAZIONALE
Tutto il giro un po’ Ied (Istituto Europeo di Design), Marangoni, Bocconi.. sono tutti giovani di nuova generazione abituatissimi a viaggiare. Loro che ogni volta se ne vanno avanti e indietro per l’Europa e tornano qui già quella roba li la rende più internazionale di generazione in generazione sempre di più.
SKYLINE E MERCATI
A me lo skyline, questo nuovo, mi piace da morire. Quando fanno il mercato l’ultimo sabato del mese vado lì, quel mercato lì è un casino fantastico ma ha un ordine che non trovi negli altri mercati, con queste signore che cercano gli oggetti tutte belle vestite, fighe, nessuno che urla. È bella quella roba lì, mi piace molto.
ROMANI A MILANO
Mia moglie ci ha fatto pace, era un’incubo fino a qualche anno fa. Lei non è tanto che ci ha fatto pace. Una nostalgia canaglia (aveva)… adesso invece anche lei è completamente milanese.
QUI SI PUÒ
I nostri amici Tiberio e Marcella sono i due ragazzi che fanno Roll Over, questa serata che fanno a Milano ai Binari che sta diventando una roba leggendaria ormai.. Loro sono di Trani, sono venuti qui perché volevano diventare i pr più famosi di Milano. Detta in parole povere sono due ragazzi di Trani normalissimi, lui fa anche l’avvocato penalista, lei lavora in uno show-room. Sono diventati una potenza imbarazzante, muovono diecimila persone così… da una parte all’altra dove vogliono loro. E loro sono due di Trani che si sono messi giù impegnandosi e l’hanno fatto. Qui si può.
LUNGOTEVERE VS DARSENA
La piazza XXIV Maggio adesso con la Darsena dentro, passi di fianco e urli “Lungotevere!”
VIA DA QUI
Nell’eventualità del ritiro dalle scene, me ne vado da un’altra parte. Quando i figli saranno a posto, se devo andare da qualche altra parte non vado a Roma… me ne vado al mare! Faccio la roba più banale del mondo: apro il chiosco a Ibiza, faccio i panini e metto i dischi. Faccio questo dalla mattina alla sera, bello incartapecorito, coi tatuaggi ormai colati che hanno preso delle forme orribili…