Anche la consigliera lombarda, Lisa Noja, interviene chiedendo di trovare, al più presto, una soluzione degna di questo nome.
La raccolta firme partita dalla 35enne Silvia Stoyanova non è passata inosservata, tanto che, anche un’esponente politica, ha dato una sua risposta. Si tratta di Lisa Noja, oggi nel consiglio regionale dellaLombardia e, anche lei, disabile, affetta da atrofia muscolare spinale, o SMA.
Il tema, di conseguenza, per l’ex deputata milanese, non è nuovo. Lei stessa afferma di conoscere bene la sensazione di cittadina di serie B, per tutte le volte che ha partecipato ad un concerto lontana dal gruppo di amici e in posti appartati ai quali poteva accedere solo con un accompagnatore.
Noja, ora esponente di Italia Viva, intende farsi carico del problema cercando in prima persona una soluzione soddisfaciente. Con l’aiuto degli artisti, organizzatori e istituzioni, si potrà arrivare ad una accordo che permetta “a tutti” di vivere l’esperienza dei live fino in fondo.
Cercare, cioè, i giusti spazi che non siano, però, troppo lontani, isolati o a numero chiuso. E, in attesa del confronto e di una eventuale soluzione, gli organizzatori del concerto di Taylor Swift, D’Alessandro e Galli, hanno risposto alla richiesta di Silvia.
I posti dedicati ai disabili all’interno dello stadio di San Siro, sono quelli del settore arancio. Sono messi a disposizione dalla stadio per ogni concerto che ospita e non ne saranno aggiunti altri. Ma quella di Silvia non è l’unica presenza sui social che denuncia questa situazione.
Simona Ciappei, altra persona disabile, ha raccontato, qualche anno fa, la sua esperienza durante un concerto di Vasco Rossi. Il concerto si teneva a Palermo presso lo stadio Barbera. I posti assegnati ai disabili dall’organizzatore “Musica da Bere” erano relegati su un palchetto rialzato sotto la curva opposta sul lato destro del palco.
Una posizione che non ha permesso a molti di loro di non godere appieno dello spettacolo. Purtroppo la scelta dei posti dedicati ai disabili, continua Simona nel suo racconto, è sempre decisa dagli organizzatori, i quali, hanno come scopo principale il guadagno.
La loro priorità è incassare il massimo. I posti sotto il palco sono considerati vip e, di conseguenza, come hanno detto a Silvia, se uno è in carrozzina non può stare lì. Anche se quello è, di fatto, il posto migliore. Non solo perchè si ha una visuale migliore, ma anche per la sicurezza degli stessi disabili, soprattutto se in carrozzina.
Potrebbero uscire prontamente in caso di incendio o di essere soccorsi in caso di malore, in quanto i soccorritori sono sempre a lato palco. Da quando, invece, i posti a loro assegnati sono su palchi rialzati o sulle tribune, come detto dai vigili del fuoco presenti, in caso di incendio sarebbero gli ultimi ad uscire.
Solo dopo, cioè, “il mare di persone” che si precipitano di corsa giù dagli scalini dalla tribuna. Simona ha aperto una pagina social “sottoilpalcoancheio”, dove raccoglie le testimonianze delle esperienze che i disabili vivono quando decidono di andare ad un concerto. Il tutto correlato da fotografie molto chiare. E la sua conclusione la dice lunga su quello che si trovano ad affrontare:
“Io non sono nata in sedia a rotelle, ero una ‘transennista’. Posso garantire che gli unici momenti dove mi fanno sentire disabile è proprio quando vado a un concerto”