Arriva una brutta notizia per una categoria di lavoratori particolare, che perderà tre anni di pensione, proprio a causa della riforma Fornero che continua a creare parecchi problemi ancora oggi, nonostante siano passati ben 11 anni dal governo Monti.
Tutte le informazioni che hanno a che fare con le pensioni a partire dal primo gennaio 2023, sembrano essere azzardate e lontane dalla realtà ma potrebbero avere un fondo di verità. Se davvero dovesse essere così questa verità risulterebbe essere preoccupante per i più. Ecco perché.
Il governo deve superare una profonda crisi, ovvero quella che ci ha colpiti due anni fa a causa della pandemia e dalla quale ancora adesso sembra essere particolarmente difficile risollevarsi. Per poterlo fare il Governo deve risparmiare su qualsiasi cosa, anche su ciò che potrebbe essere impensabile, a partire dalle pensioni.
Per esempio l’ultimo aggiornamento colpisce dritto al cuore di molti lavoratori che pensavano di poter andare in pensione anticipata già adesso. Questi scoprono invece che saranno costretti a perdere tre anni di pensione per forza di cose.
Stiamo parlando di tutti i nati a partire dal 1959, il motivo è l’addio a quota 100, che era in scadenza e che ci ha salutati definitivamente il 31 dicembre 2022. Con la fine di quota 100, coloro che volevano andare in pensione dovranno aspettare cinque anni per ottenerla. Non ne parla nessuno eppure è proprio così che andranno le cose.
Se prima si poteva andare in pensione a 62 anni di età, con 38 anni di contributi versati, adesso non lo si potrà fare perché la legge non lo consente. Gli ultimi ad usufruire della combinazione 62 + 38 sono i nati nel 1959. Dal 1960 in poi nessuno ha più diritto a nulla di tutto questo.
Ad essere maggiormente preoccupati sono i lavoratori che svolgono delle mansioni dure, gravose, non adatte ad una certa età con le sue difficoltà e problematiche. Questa categoria non ha molta scelta, può decidere di andare in pensione non essendo retribuito dallo Stato, quindi fare a meno del reddito per qualche anno.
Oppure cambiare lavoro, nella speranza di trovare qualcosa di conveniente, di meno pesante, quindi più adatto all’età. Purtroppo questa è possibilità è molto lontana, perché in Italia sia a causa della crisi, che normalmente, trovare lavoro è veramente difficile se non impossibile. Anche perché le condizioni non sono mai a favore del lavoratore ma del datore. Il dipendente finirebbe quindi per perdere contributi e averne la peggio.
Vediamo quindi di fare il punto della situazione: quota 100 scompare e lascia il campo libero alle nuove leggi, a causa delle quali coloro che non rientrano nei 38 anni di contributi devono attendere ancora diverso tempo per andare in pensione. Stessa cosa vale per coloro che anziché essere nati il 31 dicembre del 1959, sono nati il primo gennaio 1960. A causa di un giorno di ritardo, adesso sono costretti ad andare in pensione ben 5 anni dopo.
Un lavoratore nato a dicembre del 1958, con 38 anni di contributi potrà usufruire della quota 102. Chi è nato a partire da Gennaio 1959 dovrà aspettare di arrivare a compiere 67 anni e quindi dovrà inaspettatamente attendere tre anni in più per godere del meritato riposo.
L’INPS avanza proposte su proposte, che a quanto pare il governo, almeno fino ad ora non può assolutamente prendere in considerazione. Eppure se l’Italia vuole andare avanti e crescere non deve fare altro che prendere delle decisioni pensando al futuro e ai futuri pensionati.