Per fare assistere un nostro caro, è bene conoscere quanto guadagna una badante, per avere ben chiaro a che tipo di spesa andremo incontro.
Con il desiderio di assicurare una buona assistenza ai propri cari, in molti si rivolgono alle badanti. Vediamo cosa comporta l’assunzione di questa nuova figura professionale.
La vita media delle persone si è allungata, ma al tempo stesso quel reticolo che era la famiglia italiana si è diversificata.
Molte le donne hanno, non solo la necessità, ma anche il desiderio di realizzarsi a livello professionale. Questo comporta una carenza di membri della famiglia in casa, che possa assistere gli anziani che ne hanno necessità.
La figura della badante copre questo ruolo, tuttavia occorre comprendere a quali spese si va incontro quando si ha necessità di un aiuto domiciliare in casa.
Innanzitutto va chiarito che il contratto di riferimento per la badante è il CCNL dei lavoratori domestici, che stabilisce le modalità di assunzione, retribuzione, versamento dei contributi e, se del caso, liquidazione della badante. Di cosa si tratta?
Nel momento in cui si vuole stipulare un contratto con una badante, sia essa diurna, notturna o convivente, è necessario sapere che tutte le regole del lavoro sono contenute nel CCNL, il contratto collettivo nazionale di lavoro per la regolamentazione del rapporto di lavoro domestico, che è indispensabile per inserire una badante in modo regolare.
Il CCNL badanti determina il salario minimo dei lavoratori, cui si aggiungono determinati elementi di base come il TFR, i contributi INPS, la tredicesima, nonché le ferie e i giorni di permesso retribuiti.
Il compenso minimo di una badante dipende da una serie di fattori principali che stabiliscono il tipo di impiego (assistenza sufficiente o dipendente), gli sforzi in termini di ore settimanali (più elevati nel caso di una badante interna) e la possibile formazione (ad esempio, la certificazione OSS o OSA).
Una delle principali variabili possono interessare ad esempio se la badante convive o no con la persona assistita.
Un elemento importante nella valutazione di quanto corrispondere ad una badante è se la persona assistita è autosufficiente o meno, così se è richiesta una assistenza notturna. Ultimo, ma non meno importante nel caso di persone affette da patologie particolari se la badante gode di una certa formazione, che la qualifica in tal senso.
La retribuzione delle badanti che non vivono in casa viene in questo caso determinata in base alle ore di lavoro svolte. Il CCNL non fissa alcun vincolo di orario minimo, limitandosi a un massimo di 40 ore settimanali.
In questo caso la funzione della badante è quello restare vicino alla persona assistita nelle ore notturne per una sorveglianza costante.
A livello legislativo, si può definire questo contratto come una prestazione di reperibilità che prevede una retribuzione di 54 ore settimanali, ripartite in base all’accordo tra le parti.
L’assistenza implica che il dipendente sia disponibile su richiesta dell’assistito.
Tra i possibili livelli di inquadramento della badante, per una badante che lavora presso una persona autosufficiente:
Se la persona da assistere non autosufficiente alla badante convivente, va corrisposto un stipendio di 1.232,33 Euro. A queste si dovranno sommare anche 173,55 Euro di indennità per 54 ore settimanali.
Nel caso invece di una badante che non viva con la persona da assistere lo stipendio orario è di 8,33 Euro per un massimo di 40 ore settimanali.
Nel caso in cui la badante lavori nella fascia oraria notturna lo stipendio è di 1.417,21 Euro. Va ricordato inoltre che, per la badante convivente si deve corrispondere anche vitto e alloggio.
Alla retribuzione della badante deve essere aggiunta la tredicesima mensilità: il pagamento può avvenire a fine dicembre o, in molti casi, è mensile. Il valore della tredicesima mensilità equivale allo stipendio mensile più l’indennità di vitto e alloggio.