Ci sono degli alimenti che contengono una certa percentuale di insetti, anche se molti non lo sanno. Ecco perché e quali sono.
Gli scorsi mesi sono stati caratterizzati da grandi discussioni riguardo all’utilizzo di farine di insetti nella produzione di alimenti per l’uomo. Da un lato, gli esperti sottolineano l’importanza di ridurre l’impatto ambientale dell’allevamento animale. In quest’ottica, l’utilizzo di farine di insetti è un’alternativa sostenibile e nutrizionalmente valida. Dall’altro lato, però, in molti si sono opposti all’utilizzo di insetti come fonte di cibo, per svariate ragioni. Eppure, ci sono alimenti che consumiamo abitualmente e che contengono insetti. Ecco quali sono.
Gli alimenti che ci fanno mangiare insetti a nostra insaputa
Esistono quindi degli alimenti che consumiamo abitualmente, senza pensarci due volte, che contengono insetti. Questa rivelazione forse scandalizzerà chi si oppone fermamente all’utilizzo di farine di insetti, eppure secondo uno studio del CSS è proprio così. In particolare, sembrerebbe che in un anno mangiamo senza saperlo circa mezzo chilo di insetti.
Perché accade? La presenza di insetti negli alimenti può sembrare disgustosa, ma in realtà è una cosa abbastanza comune. Gli insetti sono infatti considerati contaminanti alimentari comuni, e possono essere presenti in piccole quantità in molti alimenti, come la farina, il riso o i cereali. In Italia, la Legge tollera la presenza di insetti in quantità minime. Questo perché si tratta di un fenomeno naturale e inevitabile, che non rappresenta un rischio per la salute umana. Inoltre, l’utilizzo di pesticidi per evitare la presenza di questi animaletti potrebbe essere più dannoso per la salute dell’uomo e dell’ambiente, rispetto alla presenza di insetti stessi.
Quali sono quindi gli alimenti che li contengono? Insieme ad un bicchiere di aranciata possiamo consumare fino a 5 moscerini. Anche una barretta di cioccolato può contenere insetti, addirittura fino a 8 parti. E non è finita qui, la lista di alimenti che contengono generalmente parti di moscerini, formiche e altro è davvero lunga: farine, passate di pomodoro, marmellate, insalata e succhi di frutta. E poi, l’E120, un colorante alimentare usato per conferire il colore rosso agli alimenti, viene prodotto estraendolo da un insetto, la cocciniglia.
Un consumo destinato a crescere
Se i detrattori delle farine di insetti sono scandalizzati da questa rivelazione, i dati evidenziati dalle statistiche future li preoccuperanno ancora di più. L’Ansa, infatti, ha pubblicato i risultati dell’ultimo rapporto prodotto da Nomisma riguardo al futuro del consumo di alimenti a base di queste bestioline. Il report Nomisma è un’analisi approfondita di mercato e dell’economia, prodotta dall’omonima società di consulenza e ricerca. Il rapporto fornisce una visione d’insieme delle principali tendenze economiche, finanziarie e commerciali, con particolare attenzione all’Italia e all’Europa.
Il report Nomisma copre una vasta gamma di settori, dall’agricoltura alla moda, e fornisce previsioni e analisi su fattori macroeconomici, come l’inflazione, la politica monetaria e le tendenze di consumo. Il report relativo all’agricoltura italiana, in particolare, ha rivelato che entro il 2030 si stima che circa 400 milioni di persone consumeranno abitualmente alimenti a base di insetti. Questo comporterà una notevole crescita di questa fetta di mercato, che entro il 2025 aumenterà di 180 volte rispetto al 2019. E nel 2030, si produrranno circa 260mila tonnellate di cibi a base di questi animaletti.
Guardando ad un futuro più prossimo, in base alle previsioni la vendita di alimenti prodotti con polvere di insetti aumenterà del 5% da qui a 3 anni.
Perché usare insetti per produrre alimenti
La scelta di utilizzare gli insetti come fonte di proteine e base per produrre alimenti rappresenta una soluzione sostenibile e nutrizionalmente valida. Innanzitutto, sono una fonte di proteine altamente sostenibile in termini di impatto ambientale. Infatti, richiedono meno acqua, terreno e mangimi rispetto all’allevamento di animali tradizionali. Riguardo in particolare ai mangimi, gli insetti sono convenienti perché essendo a sangue freddo non hanno bisogno di impiegare energia per mantenere una certa temperatura corporea.
Per questo, offrono un’elevata percentuale di conversione del cibo. Nello specifico, insetti come i grilli richiedono il doppio di cibo in meno rispetto a polli e maiali, mentre rispetto alle pecore necessitano di 4 volte meno cibo. Addirittura, gli insetti vanno nutriti 6 volte meno rispetto ai bovini, e tutto questo a parità di quantità di proteine prodotte. Per fare un esempio pratico, sono necessari solo 2 kg di mangime per produrre 1kg di locuste o grilli. Invece, la produzione di 1kg di carne di bovino richiede ben 8 kg di cibo.
Inoltre, grilli, locuste e formiche contengono un elevato contenuto di proteine, vitamine e minerali, e una bassa quantità di grassi. Sono inoltre facilmente digeribili e possono essere coltivati in modo più sostenibile rispetto all’allevamento di animali. Infine, rappresentano una fonte di nutrimento particolarmente interessante per le persone che seguono diete vegane o vegetariane. Questi consumatori quindi possono trovare nelle farine di insetti un’alternativa proteica alle fonti di origine animale.