Quota 103 e 41, rimane aperto il dibattito sulle pensioni. Nella giornata di oggi ci sarà un incontro governo-parti sociali e si parlerà proprio di questo argomento. All’orizzonte si intravede un ritorno alla legge Fornero.
I sindacati stanno chiedendo a gran voce una riforma volta a superare il vecchio sistema per consentire maggiore flessibilità in uscita, a partire da 62 anni, oppure con 41 anni di contributi.
Nel mese di aprile 2023 quota 41 è praticamente scomparsa dal decreto lavoro. Adesso l’obiettivo principale del governo rimane comunque l’uscita anticipata dal lavoro una volta raggiunti i 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
Per il momento per quanto il governo voglia raggiungere questo obiettivo, entro la fine della legislatura non sembrerebbero esserci le possibilità finanziarie per procedere. Il 31 dicembre quota 103 giungerà a termine. A quel punto il governo Meloni dovrà presentare una nuova idea ai sindacati per poter permettere a chi ne ha diritto di uscire dal lavoro anticipatamente così come nel 2023 anche nel 2024.
Ecco perché si parla tanto della conferma della quota 103 che venne introdotta dal governo Draghi per dare la possibilità a chi compie 62 anni, con 41 anni di contributi di andare in pensione.
Per quanto riguarda Ape sociale e opzione donna, soltanto qualche mese fa la ministra Calderone aveva detto che il sistema dell’Ape sarebbe stato probabilmente esteso. Allora non c’era nulla di certo e andavano ancora chiariti i dettagli. Proprio come adesso perché nulla è cambiato. I nodi rimangono da sciogliere in modo particolare per Opzione donna che per il 2023 è stata prorogata. In questa maniera si dà la possibilità alle lavoratrici che hanno un’anzianità contributiva di 35 anni e 60 anni di andare in pensione in anticipo.
Opzione donna proprio come è stato stabilito con la legge di bilancio 2023 è riservata alle lavoratrici caregiver o a coloro che hanno una capacità lavorativa ridotta al 74%. Sono inserite nella categoria, anche le dipendenti licenziate a causa della crisi economica. Nel frattempo l’esecutivo sta iniziando a ragionare sull’alleggerimento della tassazione per i fondi complementari perché il prelievo fiscale sulla vendita delle forme integrative al momento è del 15%, parecchio alto. Soltanto in alcuni casi scende al 9%, ma rimane comunque troppo alto. L’obiettivo è farlo scendere ancora un po’ almeno del 2 o del 2,5%. Non rimane che attendere novità che arriveranno probabilmente entro la serata.