Molti riders sono costretti a pagare una tangente per poter continuare il loro lavoro di consegne a domicilio
I carabinieri del Nucleo dell’ispettorato del Lavoro, ha indagato sul caporalato digitale. Su 823 fattorini muniti di bicicletta, 92 lavoravano grazie ad identità virtuali, ossia false. Le vittime di questo sopruso sono i riders, ossia gli addetti alle consegne a domicilio. A fine giornata si trovano a dover versare una parte del guadagno a degli intermediari che si occupano del servizio sulla piattaforma assicurando loro una presenza ed una identità.
Un vero e proprio pizzo in contanti, non rintracciabile dalle operazioni online. Diciotto i fattorini trovati irregolari, tra cui anche un ragazzino di 15 anni, di nazionalità egiziana, che pagava per il suo falso account nel food delivery. I carabinieri del nucleo del lavoro lo hanno fermato per un controllo.
Fermato giovane rider per un controllo
Era venerdì e si trovava sui Navigli a bordo di una bicicletta eletttrica. Nonostante la giovane età, sulle spalle portava il classico zaino colorato che si usa per il trasporto del cibo a domicilio appartenente ad una famosa catena. Ce ne sono tanti in città che girano per le strade di giorno e di notte.
Dal suo telefono è emerso un account intestato ad un ragazzo, suo connazionale, maggiorenne. Alla fine dell’orario lavorativo, questo pretendeva la tangente prendendosi una buona parte degli incassi, faticosamente guadagnati dal minore. Naturalmente, se i clienti pagano in via elettronica, il pizzo va saldato rigorosamente in contanti.
La storia si ripete. Lo sfruttamento non è sparito, ma si è solo trasformato, passando alla forma artificiale delle applicazioni. Questa scoperta, sia del lavoro svolto che del pizzo, ha lasciato stupito il padre del ragazzo, al quale è stato consegnato. Non è certo un caso isolato, anzi la cessione a pagamento dell’account ha un forte seguito.
Il coordinamento della procura ha svolto un’enorme lavoro portando aall’applicazione di tutele minime per decine di migliaia di fattorini. Il fenomeno è vasto ed i controlli di militari, da Milano si sono estesi in tutta Italia, Le verifiche riguardano 105 capoluoghi di provincia.
Nella città di Milano il colonello Loris Baldassarre è a capo di una squadra di 40 carabinieri, che sono supportati da 26 agenti locali, per controlli serrati. Pattugliando i quattro hotspots principali, ossia porta Genova ed i Navigli, piazza Gae Aulenti e corso Como, la stazione Centrale e infine corso Lodi, hanno controllato 93 riders.
Di questi 18 sono stranieri e 4 anche irregolari. Tutti lavoravano con credenziali false inserite nelle piattaforme informatiche delle varie società. Nel territorio italiano le verifiche fatte sono complessivamente 823. Hanno evidenziato 92 lavoratori irregolari, ossia l’11,2%. Tutti gli episodi di sfruttamento sono stati comunicati alle procure delle zone interessate.
Collaborazione da parte delle società
Anche le varie società si sono rese disponibili alla collaborazione ed hanno così potenziato i controlli. Hanno cancellato tutti gli account fasulli. Il caporalato costa loro dal 20 al 40% del guadagno su ogni consegna. La percentuale dipende anche se è compreso o meno il prestito della bicicletta.
Inizialmente, tra luglio ed ottobre del 2022, il fenomeno pareva essere solo transitorio, dovuto a sostituzioni per malattia o per rientro temporaneo nel paese d’origine. Le credenziali si cedevano gratuitamente per non perdere il posto o per non rischiare di ricevere penalità nell’affidabilità.