Tante le novità in arrivo che hanno a che fare con le pensioni: il governo rimane in attesa della riforma previdenziale organica e intanto fa i conti con l’inflazione sulla spesa pensionistica.
Secondo le prime notizie, la legge Fornero rimarrà ancora un po’ di tempo in vigore fino alla Finanziaria mediante la quale l’esecutivo farà un tentativo per confermare Quota 103.
In questo modo si continuerà a godere della possibilità di andare in pensione in anticipo a 62 anni d’età con 41 anni di contributi.
Potrebbero arrivare anche delle proroghe per Ape Sociale e Opzione Donna. In questo caso ci sarebbero anche degli aggiustamenti, che arriverebbero in seguito alla stretta entrata in vigore a partire da quest’anno.
Quella che potrebbe attuarsi tra poco è una riforma strutturale della previdenza a tutti gli effetti. Il governo Meloni sta prendendo tempo per prendere la giusta decisione e non commettere errori.
Per il 2024 le regole che bisognerà seguire per uscire dal lavoro saranno immutate. Ecco cosa potrebbe cambiare, anche se minimamente. Le risorse per la previdenza sono quasi tutte indirizzate al contrasto degli effetti negativi che ha avuto l’inflazione.
Secondo recenti calcoli, nel biennio 2023-2024 i costi per la previdenza saliranno al 16,2% del Pil contro il 15,6% del 2022. In particolar modo a gravare sulla spesa delle pensioni sarà l’indicizzazione degli assegni a seguito dell’effetto dell’inflazione. La rivalutazione rispetto all’aumento dei prezzi potrebbe avere un costo di 15 miliardi di euro.
Adesso il governo punta a rinnovare dei validi strumenti d’uscita anticipata dal lavoro mediante Quota 103, quindi all’età di 62 anni con 41 anni di contributi.
La prossima Legge di Bilancio potrebbe dare a tutti la possibilità di andare in pensione prima ovvero a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne, con una finestra mobile di 3 mesi.
Per adesso comunque non sarà possibile andare in pensione con 41 anni di contributi senza altre condizioni. Questa era la richiesta avanzata dai sindacati e dalla maggioranza.
La precarietà dei giovani lavoratori preoccupa tutti, e non poco. L’ipotesi di dover rispettare 41 anni di contributi andrebbe ad interessare una fetta molto limitata di lavoratori perché in pochi avranno modo di vantare periodi tanti contributi.
Infine si passa all’indennità per i lavoratori in difficoltà che possono anche in pensione prima dei 63 anni. Così sarà per tutto il 2024 senza cambiamenti.
Per concludere si provvederà ad applicare delle modifiche su Opzione donna, con un sistema di calcolo contributivo diverso che permette l’accesso a lavoratrici, dipendenti e autonome, sia del settore pubblico che di quello privato avendo raggiunto però 35 anni di contributi e ovviamente ben rispetto dei requisiti ben precisi.