Spunta una nuova riforma che modifica le pensioni. Nel 2023 cambieranno gli assegni e alcune categorie riceveranno più soldi. Ecco quali sono.
Nuovo sistema per le pensioni. Le novità riguarderanno migliaia di italiani. Nelle ultime ore le Camere lavorano all’approvazione della nuova legge di Bilancio 2023. Il testo definitivo sarà approvato sicuramente entro il 31 dicembre 2022. In queste ore il Governo Meloni sta per arrivare a compimento anche la riforma delle pensioni totale.
L’idea del nuovo Governo resta quello di cancellare la Legge Fornero. Per questo motivo dal 2023 partirà una nuova Quota 103. Questa prevederà l’introduzione dei 41 anni di contributi versati. La soluzione sarà temporanea, in vista delle riforme che il Governo Meloni sembra intenzionato ad intavolare nei prossimi anni.
Come promesso in campagna elettorale, il piano del nuovo corso politico resta quello di eliminare la Legge Fornero, e sostituirla con un nuovo sistema pensionistico. Questo prevede maggiore flessibilità a seconda della professione. Dunque, nei prossimi mesi si assisterà ad un graduale passaggio ad una Quota 41, ma non generalizzata.
Novità sono previste anche per quanto riguarda i contributi ed il Tfr. Da cestinare anche le vecchie Quota a step by step con l’età. Con il nuovo testo, infatti, i giovani potrebbero evitare di dover attendere la soglia dei 75 anni per accedere alla pensione, come previsto dall’attuale regolamento.
Per le nuove generazioni, inoltre, si stanno studiando strumenti di garanzia nuovi, ad integrazione di un assegno dalla quota minima.
Il lavoro è stato svolto dal nuovo Ministro del Lavoro Marina Calderone, che ha spiegato il testo del provvedimento nel corso dell’ultima audizione presso il Senato. Come convenuto dal Premier Meloni la nuova riforma mira ad essere:
“nel segno della solidarietà e sostenibile anche per le generazioni più giovani”.
L’idea del Governo è quella di garantire delle forme nuove strutturali anche in chiave accesso al sistema pensionistico. Un vero e propro sistema di tipo flessibile con l’uscita dal lavoro in base al compito svolto durante il periodo lavorativo:
“compatibile con le esigenze personali e sanitarie e con il ricambio richiesto nel proprio settore”.
Contributi versati ed età compiuta saranno il linea con le esigenze dei lavoratori e dipenderà dal tipo di professione ma anche dai singoli problemi di tipo fisico o mentale
Le misure definitive dovrebbero essere ancora ritoccate nei prossimi mesi, dopo l’interlocuzione con i sindacati e gli esponenti del mondo lavorativo. Il primo tavolo con le parti sociali è in programma per il 19 gennaio. L’idea è di arrivare ad una conclusione entro i prossimi 8 mesi, così da rendere strutturale la riforma, non dal 2023, ma dall’inizio del 2024.
I sindacati, però, non sono tutti concordi con il testo della riforma. Anzi, molti hanno annunciato già battaglia. Le richieste mosse dai sindacati non saranno facilmente recepibili dal Governo visto che la nuova Legge di Bilancio graverà pesantemente sulle casse dello Stato (come la Quota 41 proposta dalla Cgil).
Difficile, quindi, prevedere ora l’esito del dibattito nei prossimi mesi, ma il programma della Meloni sembra chiaro, in un anno sarà formalizzato il nuovo sistema delle pensioni per l’Italia.