Riforma sanitaria, presentato a Regione Lombardia un referendum. Un referendum popolare per l’abrogazione della stessa. Questi sono i tre quesiti.
La decisione di annullare la riforma sanitaria è stata presentata alla Regione Lombardia. Un’abrogazione che dovrebbe quindi avvenire tramite un apposito referendum. La proposta ha in primo piano il rapporto pubblico e privato nella sanità. Quest’ultimo, infatti, è considerato uno dei principali punti basati su uno stato di criticità del sistema regionale.
Pertanto la Regione Lombardia ora si ritrova a dover prendere una decisione, correlata appunto a questa precisa richiesta di abrogazione.
Si fa riferimento a un genere di referendum che si è provveduto a depositare da parte di più di 100 elettori promotori. Tra i movimenti che sostengono caldamente questa tipologia di proposta, c’è Medicina Democratica.
Ma precisamente cosa chiedono quelli che corrispondono ai tre requisiti presentati nel referendum? La spiegazione correlata a questa precisa argomentazione, è stata illustrata da Marco Caldiroli. Quest’ultimo è il presidente a livello nazionale della Medicina Democratica e ha quindi espresso le spiegazioni del caso tramite una nota stampa.
Le questioni riguardano nello specifico l’equivalenza tra il pubblico e il privato. Oltre all’ampliamento delle funzionalità e dei servizi che il pubblico ha la possibilità di delegare al privato. Questo rispettivamente da parte delle ASST e ATS.
Dunque la cancellazione di tali passaggi ha come intento primario quello di riportare al pubblico una funzione correlata alla programmazione.
Ma non si tratta ovviamente solo di questo concetto. Infatti in questo caso si fa riferimento pure al totale controllo per quanto concerne l’erogazione dei servizi. Tra questi rientra pure quello riguardante la prevenzione, assicurando dunque un tipo di accesso universale. Oltre a una notevole partecipazione e a una forma di gratuità.
Le parole citate da Caldiroli sono state appoggiate pure dagli altri promotori appartenenti al referendum. Tra questi troviamo Federica Trapletti, la segretaria a livello regionale SPI-CGIL.
Il referendum proposto in questo caso rappresenta senza alcun dubbio uno strumento a cui si intende ricorrere. Ciò per ottenere così l’innescamento di un vero e proprio mutamento, all’interno del sistema sanitario nel territorio lombardo.
Dunque si va a introdurre in quel percorso iniziato in modo unitario ben 4 anni fa. Questo si è basato sulla presentazione di piattaforme, attraverso appositi scioperi e mobilitazioni insieme a migliaia di componenti della cittadinanza.
Ciò è quanto dice Federica Trapletti, aggiungendo che mai come in questo momento è indispensabile aumentare le risorse, rendendo molto più forte la sanità dal punto di vista pubblico.
In maniera tale da assicurare un servizio di genere sanitario in una forma realmente universalistica.
Vittorio Agnoletto che è il responsabile dell’Osservatorio Salute ha dichiarato che, fra le numerose idee che si sono proposte, c’è anche quella di andare a ridurre i finanziamenti rivolti alle strutture private. Con un incremento parallelo dei finanziamenti effettuati alle strutture pubbliche.
Difatti tale richiesta si basa primariamente sull’avanzata del privato nel Servizio Sanitario Regionale. Ciò in quanto questo potrebbe comportare come conseguenza che il cittadino venga privato dell’assistenza di tipo sanitario.
Quindi se il pubblico va a finanziare il privato, di conseguenza deve poi andare pure a effettuare un controllo sull’operato.
A tal proposito è intervenuto anche Massimo Cortesi, che ricopre il ruolo di presidente regionale dell’Arci Lombardia. Un aspetto che ci ha tenuto a sottolineare è che è ormai da tanto tempo che si raccolgono delle istanze che suscitano molte preoccupazioni.
Queste ultime sono sostanzialmente correlate allo stato della sanità in cui si ritrova la Lombardia. Questo tramite la loro rete di circoli, oltre ai loro sportelli sociali.
Con tale proposta, perciò, si pensa di restituire una centralità di tipo pubblico per tutelare la salute degli individui.
Un aspetto che certamente non andrà a provocare una forma di discontinuità, riguardante le attività delle strutture sanitarie.
Oltre che dell’integrazione delle strutture di tipo privato, nonché del privato sociale. Ma si ha la piena convinzione che farà in modo di diminuire considerevolmente le disuguaglianze che, attualmente, risultano in una fase di espansione estremamente allarmante.
Andrea Villa ricopre il ruolo di presidente ACLI nella città di Milano. Con le sue parole ci ha tenuto ad affermare che è assolutamente essenziale che l’istituzione di genere pubblico riprenda in mano determinate attività. In questo caso si parla per la precisione delle analisi attinenti i bisogni derivanti dalla cittadinanza lombarda.
In più si fa riferimento pure alla programmazione correlata ai servizi sanitari.
Un esempio in questo senso quello riguardante questa tematica: su quali specialità e su quali servizi attinenti il pronto soccorso o la lunga degenza, sia fondamentale effettuare delle forme d’investimento in ciascun territorio.
Un ruolo di programmazione che di certo non si può delegare al privato, che si basa su delle logiche di maggiore redditività.
A questo punto si dovrebbe immaginare un tipo di sistema sanitario definito a regia e una programmazione pubblica. Immaginiamo dunque che questi ultimi vedano ancora nella gestione da parte dei servizi sanitari, delle ditte ospedaliere in versione pubblica, di quelle private convenzionate e di quelle appartenenti al privato sociale, una logica di reale sostegno.
Di cui ora come ora pure il settore cattolico risulta essere un protagonista.
Quest’importante iniziativa referendaria rappresenta il proseguimento dell’enorme e unitaria mobilitazione messa in pratica da tanto. Questo per quanto concerne il territorio lombardo, in riferimento a quella che si presenta come una situazione molto drammatica. Questo se si pensa allo stato attuale del servizio sanitario nella variante pubblica.
Una mobilitazione che ha coinvolto dunque svariate iniziative in tal senso. Tra queste si può citare quella concernente la grande manifestazione avvenuta il 1° aprile in Piazza Duomo. Ma in questo caso si può fare riferimento anche all’evento programmato e realizzato il 24 maggio sotto la Regione.
A questo punto non si può fare altro che attendere e avere pazienza, fino a quando non si otterrà una risposta su queste determinate richieste. Così da sapere se avranno un esito positivo con relativa vittoria sul referendum.
Riportiamo intanto parola per parola le varie riflessioni fatte a tal proposito.
Caldiroli ha detto:
“I quesiti riguardano la equivalenza pubblico-privato e la estensione delle funzioni e dei servizi che il pubblico può delegare al privato rispettivamente da parte delle ATS e delle ASST. L’abrogazione di questi passaggi ha l’obiettivo di riportare al pubblico la funzione di programmazione, di controllo pieno della erogazione dei servizi a partire da quelli di prevenzione, garantendo universalità di accesso, gratuità e partecipazione”.
Trapletti ha detto:
“Il referendum è uno degli strumenti a cui intendiamo ricorrere per innescare un cambiamento nel sistema sanitario lombardo. Si inserisce nel percorso avviato unitariamente 4 anni fa che ci ha visto presentare piattaforme, scioperare e mobilitarci insieme a migliaia di cittadini. Oggi più che mai è necessario incrementare le risorse e rafforzare la sanità pubblica per garantire un servizio sanitario veramente universalistico”.
Agnoletto ha aggiunto che è importante:
“Ridurre i finanziamenti alle strutture private aumentando quelli alle strutture pubbliche per evitare che, con l’avanzata del privato dentro il Servizio Sanitario Regionale, il cittadino sia privato dell’assistenza sanitaria. Se il pubblico finanzia il privato, deve poi controllarne l’operato”.
Massimo Cortesi ha aggiunto:
“Da molto tempo raccogliamo istanze preoccupanti sullo stato della sanità lombarda attraverso la nostra rete di circoli e di nostri sportelli sociali. Pensiamo, con questa proposta, di ridare una centralità pubblica alla tutela della salute delle persone come previsto dall’articolo 32 della Costituzione: centralità che non andrà a creare discontinuità delle attività delle strutture sanitarie e dell’integrazione delle strutture private e del privato sociale ma abbiamo la convinzione che potrà ridurre le disuguaglianze oggi in preoccupante fase espansiva”.
Infine Villa ha detto:
“Vogliamo affermare la necessità che l’istituzione pubblica riprenda la funzione di analisi dei bisogni dei cittadini lombardi e della programmazione dei servizi sanitari. Come ad esempio su quali specialità, su quali servizi di pronto soccorso o di lunga degenza è importante investire in ogni territorio: un ruolo di programmazione che non può essere demandato al privato che persegue logiche di maggiore redditività. Immaginiamo un sistema sanitario a regia e programmazione pubblica che veda ancora nella gestione dei servizi sanitari, le aziende ospedaliere pubbliche, quelle private convenzionate e quelle del privato sociale, in una logica di vera sussidiarietà, di cui anche il mondo cattolico è oggi un protagonista”.