Gli italiano si possono preparare a dire finalmente addio alle lunghe code agli sportelli postali ed alle attese infinite presso gli uffici pubblici perché molte cose stanno per cambiare.
A partire dal 6 luglio è attivo l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (Inad), un servizio tutto nuovo che consente ai cittadini iscritti di ricevere tutte le comunicazioni inviate dalla Pubblica Amministrazione sulla propria Pec.
Il sito dell’Agenzia per l’Italia digitale, ha spiegato in queste ore che tutti potranno consultare l’Indice, mentre gli uffici della pubblica amministrazione potranno inviare comunicazioni di qualunque genere, aventi valore legale al cittadino in pochi istanti utilizzando direttamente l’indirizzo di posta elettronica certificato registrato.
Nessun cittadino è obbligato ad iscriversi all’Inad
Non tutti devono iscriversi perché l’iscrizione è facoltativa, mentre chi si iscrive e non indica la Pec riceve le comunicazioni come sempre, in forma cartacea. Grazie a Inad comunicazioni come i rimborsi fiscali, le detrazioni, oppure gli accertamenti, i verbali, le sanzioni amministrative arrivano immediatamente senza ritardi o problemi di qualunque genere. Il cittadino le trova direttamente nella casella di posta.
Tutto questo rappresenta risparmi ingenti perché si riduce l’uso della carta, poi si aggiunge anche l’eliminazione dei costi di spedizione. Grazie all’accesso immediato alla documentazione, il cittadino deve provvedere a recuperare fisicamente i documenti se non è presente a casa. Cosa che esclude ancora un disagio.
Gli introiti delle spese postali mancheranno, ecco come i comuni potrebbero recuperare i soldi mancanti
Grazie a questo nuovo servizio si possono abbattere persino le spese postali a carico dei cittadini. Probabilmente con la nascita di questo servizio aumenterà anche il numero di cittadini che decideranno di dotarsi di Pec. La paura comune è che a seguito di tutto questo possano andare ad aumentare i costi richiesti ai clienti per l’attivazione delle caselle. In effetti potrebbe succedere che i Comuni, dovendo rinunciare agli introiti derivanti dalle “spese postali”, possano andare ad aumentare gli altri costi di accertamento.
Come dichiara Simone Baldelli, al momento non ci sono dei criteri oggettivi di quantificazione fissati dal legislatore, di conseguenza ogni ente locale agisce a propria discrezione. I consumatori non possono considerarsi al riparo da eventuali abusi. In passato per esempio l’Antitrust ha rilevato l’azzeramento delle “Spese di notifica” con il recapito via pec e l’aumento dei costi di accertamento, che spesso hanno raggiunto anche i 15 euro a multa. Cosa che potrebbe avvenire anche adesso. Non rimane che attendere per scoprire cosa accadrà e quali situazioni i cittadini si troveranno ad affrontare.