L’x premier Conte, e l’ex ministro Speranza, indagati nel corso dell’inchiesta Covid per Bergamo, hanno riposto a tutte le domande
Nella giornata di ieri Brescia ha accolto due personaggi illustri del mondo della politica. Il Tribunale dei Ministri ha ascoltato l’ex Presidente del consiglio Conte e l’ex ministro della salute Speranza, entrambi indagati in merito alla gestione pandemica del 2019. I due politici risultano tra i 19 indagati con l’accusa di epidemia colposa e omicidio colposo plurimo dalla procura di Bergamo.
Conte ha dovuto rispondere alla mancata organizzazione di una zona rossa sia a Nembro che ad Alzano Lombardo. Speranza, invece, per non aver applicato il piano pandemico previsto ancora nel lontano 2006 e che, secondo la procura, se pur inadeguato, avrebbe comunque potuto arginare eventuali danni.
Ieri l’ex premier e l’ex ministro sono stati accolti da una città blindata. Le forze dell’ordine hanno presidiato il Palazzo di Giustizia e l’aula in cui sono, poi, entrati i due politici. Entrambi sono, poi, entrati da un ingresso secondario a bordo di due auto con vetri, opportunamente, oscurati.
L’avvocato del leader dei grillini ha dichiarato che il suo assistito ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste in modo esaustivo e completo. Ha ricostruito i fatti partendo dal 26 febbraio al 6 marzo e lo ha fatto ripercorrendo tutto in modo molto chiaro. L’ex ministro Speranza, da parte sua, ha confermato che ha sempre seguito tutte le istruzioni date in quel periodo dal Cts e dai tecnici del ministero che si stavano occupando della pandemia.
L’avvocato Guido Calvi, suo difensore, ha, inoltre, spiegato che l’Oms aveva dato sì delle raccomandazioni il 5 gennaio 2020, ma che
“non erano vincolanti”.
E ha continuato dicendo che il consulente della Procura ha sbagliato nel momento in cui ha sostenuto il contrario. L’interrogatorio dell’ex ministro è durato una trentina di minuti. Gli interrogatori dell’allora Presidente del Consiglio Conte e dell’allora ministro della sanità Speranza sono così conclusi. Ora la decisione finale spetta alla Procura di Brescia.
Al Tribunale dei Ministri toccherà mettere la parola fine alla questione. Dopo aver preso visione delle posizioni di tutte le persone coinvolte nell’indagine, opterà per l’archiviazione o per l’autorizzazione a procedere. Gli altri nomi noti della politica coinvolti nell’indagine con a capo Antonio Chiappani, sono:
Miozzo, ex coordinatore del Cts, Fontana, attuale presidente della regione Lombardia, Giulio Gallera, ex assessore al welfare, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Brusaferro e Franco Locatelli presidente del Consiglio superiore di sanità. Presenti fuori dal Tribunale alcuni manifestanti incuranti della pioggia. Alcuni portavano uno striscione che riportava la scritta:
“In vigile attesa di vedervi in galera”.
Questi fanno capo al Comitato l’altra verità. Non appartengono all’associazione guidata da Consuelo Locati, l’avvocato dalla parte delle famiglie delle vittime della pandemia e che sta ancora lottando perchè l’inchiesta partita da Bergamo continui. Tra i manifestanti anche diverse persone definite No-Vax e che esponevano un altro striscione:
“Vittime mancate cure ed effetti avversi, strage di Stato. Pretendiamo giustizia”.