Si salario minimo in Italia non si finisce mai di parlare, anzi l’argomento sembra essere destinato a tenere banco per sempre. Le opposizioni rimangono unite ad eccezione di Italia Viva e continuano a fare pressing sul governo per provare ad introdurre una paga oraria di almeno 9 euro lordi a tutti.
Oggi ci si chiede, quanti sono i lavoratori italiani che percepiscono il compenso orario più basso, cosa è previsto dalla proposta di legge che è stata presentata lo scorso 4 luglio e quindi cosa potrebbe cambiare in futuro.
Vediamo di scoprire qualcosa in più e di capire quali sono le intenzioni del Governo Meloni.
L’Inps, mediante i suoi dati rivela che gli italiani che per ora guadagnano meno di 9 euro lordi l’ora sono almeno 4,6 milioni. Conteggiando anche il trattamento di fine rapporto e la 13esima, la cifra arriva dritta a 1,9 milioni di persone. Se si legge l’articolo 2 della proposta di legge depositata alla Camera dei Deputati, si scopre che il testo si riferisce in particolare al “trattamento economico minimo orario previsto dai CCNL”. Quindi si punta ad una paga oraria superiore ai 9 euro all’ora, perché soprattutto per i lavoratori dipendenti – si deve aggiungere al conteggio anche il Tfr e in secondo luogo la 13esima.
Nei settori della chimico-farmaceutica, della meccanica, dell’alimentare e per concludere nel settore della grande distribuzione si superano i 9 euro, mentre tutti gli altri settori fatta eccezione per logistica e commercio, la paga è molto al di sotto.
Qualora la proposta delle opposizioni dovesse diventare legge, 1 milione e 900mila italiani compresi quindi anche i lavoratori a tempo pieno vedrebbero lo stipendio aumentare fino a 1550 euro lordi al mese. Sarebbero almeno 1300 euro netti che ognuno di loro riceverebbe di mese in mese.
Ma la maggioranza non si ferma qui, piuttosto che soffermarsi sul salario minimo legale spinge sul taglio del cuneo fiscale per provare in questo modo ad abbassare il costo del lavoro. Prima di arrivare a questo ovviamente bisogna trovare i fondi. Ovviamente non tutti sono a favore di queste modifiche. Per cui c’è chi è contrario così come c’è chi punta ad una soluzione totalmente diversa. Ad ogni modo l’esperienza degli altri Paesi insegna che la paga minima oraria, anche se stabilita in precedenza mediante una normativa, non è un dogma insuperabile. Per esempio in Germania, si va dagli 8,25 euro che risalgono al 2015 ai 12 di oggi.