In Lombardia i guai in ambito sanitario, sono veramente tantissimi, non soltanto per quanto riguarda l’assenza dei medici, ma anche per la distribuzione delle competenze. A quanto pare più della metà dei corsi di specializzazione resta vuota perché in pochi sono interessati ad imparare il mestiere.
Nella regione Lombardia mancano i medici e mancano le persone interessate ai corsi di specializzazione, la conferma sta nel fatto che il 18% di questi o non interessa a molti, oppure subisce l’abbandono entro un anno dall’inizio.
In genere coloro che intraprendono questo percorso non lo portano al termine, perché scelgono di cambiare specializzazione oppure preferiscono provare dei nuovi concorsi totalmente diversi dall’ambito sanitario.
Corsi di specializzazione rifiutati o abbandonati a 12 mesi dall’inizio, ecco cosa sta succedendo
Così su 5106 contratti disponibili, nel corso degli ultimi due anni, il 12%, non è stato assegnato. Sono rimasti vuoti 636 contratti, perché nessuno si è proposto nonostante si parli sempre, tantissimo, di disoccupazione. I giovani che hanno scelto di abbandonare i corsi di specializzazione prima del tempo, sono stati circa 265, ovvero il 5%.
Tra le discipline meno interessanti troviamo patologia clinica e biochimica clinica. In questi due ambiti almeno il 91% dei corsi di specializzazione rimane vuoto. A seguire c’è microbiologia, qui i corsi sono vuoti per l’88%. Segue tossicologia clinica, dove i corsi sono vuoti per l’86%. A medicina rimangono vuoti per il 77%, a medicina nucleare per il 72 e per concludere, medicina d’emergenza e di urgenza ha il 60% di posti liberi.
Crisi e arretratezza culturale, il 50% dei posti resta vacante, ecco perché
A seguito di ricerche, viene fuori che i giovani medici non amano il lavoro svolto in laboratorio, moltissimi invece cercano di rimanere quanto più possibile distanti da medicina d’urgenza ed emergenza. Lo fanno perché il pronto soccorso in Italia è tra i più problematici nel mondo e ne sappiamo tutti quanti qualcosa.
La crisi è l’arretratezza culturale fanno in modo che i professionisti vogliano rimanere distanti più possibile dagli ospedali, anzi da alcuni specifici reparti. Su 343 corsi di specializzazione, in generale il 50% è rimasto deserto, mentre coloro che si sono iscritti, per provare, hanno abbandonato. Stiamo parlando dell’8% delle persone che si sono arrese.
La gran parte è di coloro che si tirano indietro, lo fanno per lo stress, per il rischio professionale e per la fatica o l’impossibilità di conciliare la vita privata e il lavoro. Soprattutto dal covid in poi, il lavoro negli ospedali è diventato difficilissimo, di grande responsabilità e non tutti hanno il coraggio di lanciarsi in quest’esperienza.
La situazione negli ospedali della Lombardia (e non solo), si fa sempre più grave
Purtroppo però in questo modo non si può andare avanti per molto, perché la sanità in Lombardia come in Italia vacilla ogni giorno di più. Il numero dei contratti disponibili negli ospedali sono tantissimi, mentre i giovani continuano a disertare sia medicina interna, che anestesia, rianimazione, medicina d’emergenza e d’urgenza e chirurgia generale. Il che è gravissimo, perché a pagarne le conseguenze siamo tutti noi.