L’olio è certamente uno degli alimenti più utilizzati dagli italiani. Nell’ultimo anno però la produzione olivicola è calata drasticamente.
Sono circa 300mila in meno le tonnellate di olio attese per il 2024. Rischiamo davvero di restare senza il condimento più amato d’Italia?
La produzione dell’olio nel 2023
L’olio è un evergreen delle tavole italiane. Tra gli alimenti più amati, il suo utilizzo – moderato – è consigliato anche nella dieta mediterranea. Per l’anno appena iniziato è attesa una produzione olivicola di 30omila tonnellate in meno, quindi sarà sotto la media nazionale, ma in aumento del 23% rispetto a quella dell’anno appena concluso.
La notizia è stata certificata dalla nota azienda Certified Origins. Stando a quanto reso noto dalla ditta di import-export, la produzione olivicola del 2023 è stata di circa 190mila tonnellate, quindi 1/3 in meno rispetto a quella dell’anno precedente.
Per quanto riguarda i prezzi dell’olio, agli inizi del mese di dicembre, il prezzo medio era di 8,50 €/Kg, ma nel periodo di Natale – come accade ogni anno – il prezzo è aumentato di circa 80 centesimi al chilo. In Italia, la gran parte dell’olio viene prodotto in Puglia e anche quest’anno la raccolta è in linea con le precedenti a livello qualitativo. Lo stesso vale per la Sicilia. Rotta diversa per la Calabria, dove la produzione è calata e la qualità del prodotto finale è più bassa rispetto a quella degli anni precedenti.
La produzione estera
La Spagna è il primo Paese al mondo per la produzione di olio di oliva da un punto di vista quantitativo. Quest’anno però nella penisola iberica le scorte di olive si sono ridotte, così come è diminuita la raccolta, quindi questo ha spinto verso una maggiore richiesta dell’olio extra vergine italiano e ha influenzato il prezzo del prodotto a livello globale. Per il 2024 però in Spagna la produzione di olio potrebbe aumentare del 15%, complice anche il clima mite dell’autunno. Un risultato che però potrebbe non essere sufficiente. Il che potrebbe rendere necessario l’export da altri Paesi quali Portogallo e Grecia.
Le scorte in diminuzione e gli scarsi raccolti potrebbero quindi non bastare a coprire le esigenze olivicole per l’anno appena iniziato. In Grecia quest’anno la produzione è stata ferma, visto che nel Paese europeo la produzione si basa sull’alternanza degli olivi. La stagione che ha preceduto quest’ultima è stata molto favorevole dal punto di vista produttivo. Quest’anno invece la produzione potrebbe calare del 40% rispetto alla raccolta del 2022/2023.
In Marocco e Tunisia è previsto un aumento della produzione, del 17% per il primo, del 22% per il secondo, complici anche le piogge autunnali e le nuove tecnologie messe in campo. In Turchia invece, tra il terremoto che ha colpito il Paese nel febbraio scorso, una primavera con tempo instabile e freddo, si prevede una diminuzione della produzione olivicola di circa il 57%.
Al momento è quindi impossibile fornire delle previsioni dettagliate per quello che potrebbero essere domanda e offerta dell’olio nel 2024. Per quanto riguarda i prezzi, una stabilizzazione dovrebbe arrivare soltanto da aprile in poi, a raccolto ultimato.