Il sistema delle pensioni in Italia sta per essere modificato, tutto ciò che accadrà era strettamente necessario ormai da anni. Si tratta di un argomento particolarmente delicato che infiamma gli animi sia dei sindacati, che dei lavoratori e molto spesso anche dei politici.
Inutile negarlo, le falle nel sistema pensionistico sono veramente tante. La prima ha a che fare con la riforma Fornero che ha reso tutto molto più difficile per qualsiasi lavoratore.
Mentre la seconda ha a che fare con la carenza di flessibilità. Infatti non ci sono delle misure che permettono di decidere quando andare in pensione. Già questo è un grosso problema, perché limita molti lavoratori di tanti settori che di conseguenza sono costretti a lavorare fino a tarda età, pur non essendo in condizioni.
Molte misure pensionistiche riguardano soltanto determinati soggetti e categorie che devono rientrare in requisiti ben precisi peraltro stringenti e problematici. Ma attenzione perché dal 2023 in poi qualcosa potrebbe cambiare una volta per tutte. Ci potrebbe essere infatti la possibilità di accedere alla pensione a 64 anni, piuttosto che dopo.
Andare in pensione in giovane età è il sogno di molti lavoratori che fino ad ora non hanno avuto altra possibilità di far nulla, ma le cose potrebbero ben presto cambiare grazie a quota 100.
Da adesso in poi molti lavoratori potranno accedere alla pensione con 64 anni di età e 38 anni di contributi. Purtroppo proprio quest’ultimo requisito restringe il campo perché sono in pochi i lavoratori che hanno 38 anni di contributi pagati, dato che non molti hanno avuto la possibilità di iniziare la carriera lavorativa da giovani. Di conseguenza le carriere durature sono poche come coloro che andranno in pensione prima del tempo.
Qualcuno piuttosto che avere 38 anni di contributi pagati ne ha 35, che ovviamente non bastano. Ma in questo caso c’è un’alternativa pronta a correre in soccorso: si può richiedere la pensione anticipata contributiva. Con 28 anni di contributi si può accedere alla pensione anticipata rispettando però degli altri requisiti altrettanto importanti.
Oltre i vent’anni di contributi si devono avere 64 anni di età e si deve avere iniziato la carriera lavorativa dopo il 1995. La pensione in questo caso deve essere pari a 2,8 volte l’assegno sociale, ovvero quattro 468,10 euro. In poche parole per poter andare in pensione, bisogna rientrare nel requisito dei 64 anni di età, poi bisogna aver pagato vent’anni di contributi e avere diritto ad un pensione di €1.310,68 al mese.
A seguito della guerra e della pandemia, la riforma delle pensioni è stata bloccata e posticipata perché il governo ha avuto molto altro su cui lavorare e su cui focalizzare l’attenzione. Adesso finalmente nel 2023, sì è totalmente indirizzati verso la riforma delle pensioni, che andrà che ad estendere la possibilità di riposarsi prima del tempo, anche ai nati fino al 1959.
Il limite di importo della pensione potrebbe peraltro essere abbassato a 1,5 volte l’assegno sociale quindi a 700€ al mese. L’unica cosa che si deve verificare per capire se si può o non si può andare in pensione essendo nati nel 1959 è l’imposizione delle penalizzazioni. Questo perché potrebbe essere attivato il taglio del 2,5% o addirittura del 3% ogni mese per tutti gli anni di anticipo della pensione.
Quindi in poche parole il pegno da pagare per andare in pensione a 64 anni piuttosto che a 67 è rinunciare al 9% dell’importo dell’assegno. In questo caso ovviamente è tutto da valutare per capire se si tratta davvero di un beneficio o no.