In pochi sicuramente lo sanno, ma è possibile in Italia raggiungere andare in pensione dopo aver versato soltanto 18 anni di contributi. Come?
Raggiungere l’età pensionabile senza aver completato il minimo richiesto di 20 anni di contributi è certamente scomodo, anche per coloro che hanno maturato 20 anni di contributi. In effetti, chi non raggiunge il livello minimo di contribuzione rischia in alcuni casi di ritardare il pensionamento fino all’età di 71 anni.
In alternativa, c’è il rischio concreto che queste persone non vadano in pensione e perdano implicitamente i contributi versati (e non utilizzati). Tuttavia, ai 20 anni di contributi esiste un’alternativa. Ciò riguarda soltanto situazioni particolari in cui è possibile raggiungere la pensione facendo diventare i versamenti di 18 o 19 anni come se fossero 20 anni.
Questo, ovviamente, per avere diritto alla pensione. Se un dipendente ha versato contributi per 18 anni, la pensione viene calcolata sulla base di 18 anni e non di 20 anni.
I vantaggi sconosciuti della pensione contributiva
Ci sono periodi di lavoro e di non lavoro che contano di più in termini di diritti pensionistici. Ad esempio, con l’articolo 1 della legge n. 335 dell’agosto 1995, per il lavoro precoce viene prevista una maggiorazione contributiva.
Nell’ambito di questo sistema previdenziale, i lavoratori precoci sono definiti come lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni, in quanto devono versare i contributi per un anno prima di raggiungere quella età per poter smettere di lavorare.
Per quanto concerne quanto enunciato dall’articolo sopra citato sui principi generali, il sistema per calcolare i trattamenti pensionistici obbligatori, i requisiti per accedere e il regime dei cumuli, con il termine “lavoratore precoce” si definisce una persona che inizia a lavorare prima di aver compiuto i 18 anni.
Coloro che iniziano la loro carriera lavorativa prima di raggiungere la maggiore età, il valore di ogni periodo di versamento fino ai 18 anni ha un valore pari a 1,5 volte.
Chi è nato nel 1955 e 1956 va in pensione con 18 anni di contributi
Coloro che sono nati nel 1955 e hanno compiuto 67 anni nel 2022, possono andare in pensione con 18 anni di contributi se hanno lavorato dall’età di 16 anni.
Anche in questo caso, la pensione viene calcolata sommando i 18 anni di contributi versati. Il contributo minimo di 20 anni viene completato grazie alla maggiorazione contributiva di quei due anni lavorativi prima del compimento del 18esimo anno d’età.
Tuttavia, ciò ha valore soltanto per le pensioni contributive, cioè per coloro che hanno iniziato la propria carriera lavorativa dopo il 31 dicembre 1996. Pertanto, questa possibilità è solo teorica, poiché è improbabile che un lavoratore classe 1955 sia stato in grado di versare contributi prima di aver raggiunto la maggiore età.
Questo vale in particolare per chi ha iniziato a lavorare dai 41 anni in poi per raggiungere la soglia contributiva. Stesso discorso per i nati nel 1956 che puntano ad avere questa opzione “insolita” entro il 2023.
Figli e maggiorazione
Quanto detto sopra, per le donne vale con maggiorazione di 4 mesi per ogni figlio, fino ad arrivare a un abbuono di massimo un anno. Ciò vuol dire che se una donna nata nel 1955 ha avuto 3 figli e ha intrapreso una carriera lavorativa dopo i 41 anni, nel 2022 ha raggiunto la pensione versando 19 anni di contributi, con un vantaggio di 12 mesi.