Febbre del Nilo. Il virus West Nile reclama un’altra vita nel cuore della Lombardia, portando alla luce l’importanza delle misure preventive contro le zanzare infette
Nel tranquillo scenario della città Mantova, un’ombra oscura si è diffusa con la notizia della morte di un uomo di 86 anni, residente ad Acquanegra sul Chiese. L’ospedale Carlo Poma è stato il triste teatro della sua battaglia contro il virus West Nile, che ha colpito implacabilmente nei giorni precedenti. L’anziano, sottufficiale in pensione dell’Aeronautica militare, sarà ricordato come la seconda vittima del 2023 a causa delle conseguenze mortali della febbre del Nilo nel nostro territorio nazionale. La sua scomparsa segue quella di un uomo di 70 anni proveniente da Casteldidone (Cremona), che aveva perso la vita per lo stesso motivo.
Nel Mantovano sono emersi due nuovi casi di febbre del Nilo, lasciando una traccia inquietante della diffusione del virus. Un uomo di 55 anni di Marcaria ha già attraversato la sua battaglia contro l’infezione e ha lasciato l’ospedale. Un giovane ragazzo proveniente dal Lazio, in visita ai parenti nel Cremonese, lotta per la sopravvivenza all’ospedale di Asola.
Secondo i dati recentemente pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, il numero di individui colpiti dal virus West Nile è aumentato considerevolmente nell’ultima settimana. Da un modesto numero di 6 casi, il conteggio è salito a 25, sollevando preoccupazioni sul crescente impatto del morbo nella regione.
Ma come si diffonde questa malattia spietata? La febbre del Nilo si diffonde attraverso il morso di una zanzara infetta. Il periodo di incubazione varia da 2 a 14 giorni, con la possibilità di estendersi a 21 giorni nei soggetti con sistemi immunitari indeboliti. Molti individui, fortunatamente, possono contrarre l’infezione senza manifestare alcun sintomo. Tuttavia, nel restante 20% dei casi, i sintomi possono somigliare a un’influenza con febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e rash cutanei. Solo in rari casi, lo 0,1% per l’esattezza, l’infezione può evolvere in complicazioni come la meningite o la meningo-encefalite. É ciò che è accaduto, purtroppo, nei casi in Lombardia sopra citati.
Per quanto riguarda il trattamento, al momento non esiste una cura specifica per la febbre del Nilo. Le opzioni terapeutiche sono limitate ai trattamenti di supporto nei casi più gravi.
Tuttavia, la prevenzione è fondamentale per mitigare l’impatto del virus. Esistono pratiche semplici ma efficaci per ridurre il rischio di essere punti dalle zanzare infette. É consigliato l’uso di repellenti durante l’attività all’aperto, così come l’installazione di zanzariere e l’utilizzo di insetticidi negli ambienti chiusi.
Nelle aree residenziali, è cruciale evitare l’accumulo di acqua stagnante. Pulire tombini e pozzetti regolarmente, trattare con prodotti larvicidi per prevenire la deposizione di uova da parte delle zanzare. Assicurarsi, inoltre, che le grondaie siano pulite. Anche nei cimiteri, dove i fiori freschi possono diventare siti di deposizione per le zanzare, si raccomanda l’uso di prodotti larvicidi o la scelta di fiori secchi o di plastica. Anche per i proprietari di animali domestici, sostituire l’acqua delle ciotole quotidianamente e mantenere puliti i contenitori può contribuire a ridurre il rischio.