Non è facile identificare una singola città italiana più povera, in quanto la povertà può essere misurata in diversi modi.
Questo concetto può variare notevolmente all’interno delle diverse aree urbane.
Cosa si intende per città più povera
Una città povera è un’area urbana caratterizzata da una carenza di risorse economiche e sociali. In una città povera, la maggior parte della popolazione vive in condizioni di povertà, con accesso limitato a servizi essenziali come acqua potabile, cure mediche e istruzione.
Nondimeno, le infrastrutture e le strutture pubbliche sono spesso mal gestite o inadeguate, contribuendo a una scarsa qualità della vita e un aumento della criminalità.
Le città povere possono essere il risultato di una serie di fattori, tra cui una disoccupazione elevata, una mancanza di investimenti nella comunità e una cattiva gestione delle risorse pubbliche.
Tuttavia, ci sono alcune città italiane che hanno una percentuale di povertà relativamente alta rispetto al resto del paese. In queste città, molte persone vivono in condizioni di povertà estrema e hanno difficoltà ad accedere a servizi essenziali come cibo, acqua potabile e cure mediche.
Inoltre è importante notare che molte altre città italiane hanno livelli significativi di povertà e disuguaglianza economica, e che la povertà è un problema diffuso in tutto il paese.
Covid-19 e guerra in Ucraina
Il Covid-19 e la guerra in Ucraina hanno avuto un impatto significativo sulle economie di molti paesi, compresa l’Italia. In particolare, la pandemia ha causato una recessione economica globale e ha portato a una maggiore disoccupazione e precarietà lavorativa in Italia, con un aumento della povertà tra molte famiglie.
Le restrizioni imposte per prevenire la diffusione del virus hanno colpito duramente il settore del turismo e della ristorazione, causando la chiusura di molte attività e la perdita di posti di lavoro.
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, l’Italia è stata meno direttamente coinvolta rispetto ad altri paesi europei. Tuttavia, la crisi in Ucraina ha causato un aumento dei prezzi del gas e dell’energia in Europa, inclusa l’Italia, che ha avuto un impatto negativo sulle famiglie con bassi redditi.
Dove si trova la città più povera d’Italia
Secondo le statistiche del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il comune più povero d’Italia risiede in provincia di Como ed è Cavargna. Questo a causa del minore indice di reddito del Paese.
Nel 2020, i 100 contribuenti della città hanno dichiarato un reddito annuale di soli 6.525 euro, una cifra estremamente bassa che potrebbe essere attribuita a vari fattori.
Nella città di Cavargna, la maggioranza di quanti lavorano, svolge la propria attività lavorativa in Svizzera e, di conseguenza, le tasse e i tributi vengono pagati alla Confederazione elvetica invece che in Italia.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze non considera i salari di questi individui, e di conseguenza Cavargna viene considerata la città più impoverita d’Italia. Segue immediatamente Cavargna, al secondo posto della graduatoria redatta dal Ministero, la città di Como, anch’essa situata in Lombardia.
Per determinare la zona geografica più impoverita d’Italia, è necessario considerare alcuni parametri, come ad esempio quelli economici, al fine di condurre un’analisi accurata si basa su dati concreti. Questi parametri sono fondamentali per identificare la città, la regione o il paese che presenta una maggiore difficoltà economica.
Le valutazioni vengono effettuate considerando il reddito dichiarato tramite IRPEF, tuttavia questo dato può essere influenzato da leggere variazioni se si considerano anche i redditi non dichiarati, come quelli degli evasori fiscali.
Città di frontiera
Un aspetto di grande rilevanza riguarda il comune più impoverito d’Italia, che è caratterizzato dalla presenza di molti abitanti di confine, che sono impegnati in lavori in Svizzera e denunciano il proprio reddito in quel paese. Il paese di Cavargna si trova vicino al confine e molti dei suoi abitanti escono per lavorare in altri luoghi come lavoratori o professionisti.
A causa della presenza di molti lavoratori frontalieri che dichiarano il proprio reddito in Svizzera, il comune di Cavargna in Lombardia ha un reddito decisamente inferiore e gran parte delle entrate degli abitanti sono depositate all’estero.
Ciò significa che i redditi medi degli abitanti di Cavargna non vengono inclusi nella statistica del Ministero delle Finanze.
Questo è dovuto ai dati che si basano sui redditi dichiarati solo in Italia.
Crescente disuguaglianza sociale
Gli economisti, analizzando la situazione attuale in termini di economia e patrimonio, prevedono che a breve ci sarà una crescente disuguaglianza sociale che si verificherà.
Attualmente, le diversità tra le città ricche e quelle povere sono già molto evidenti. La concentrazione dei capitali e della forza lavoro nei distretti e nei poli industriali più forti causerà un frazionamento del tessuto sociale in alcune località specifiche. Nel caso specifico di Cavargna, viene considerata la città più povera d’Italia dal lato economico.
Sarebbe desiderabile evitare che la povertà diventi un problema a Cavargna. Il comune è fragile e purtroppo si trova ad avere un cattivo primato come la città più povera d’Italia. Ciò avviene principalmente a causa dei lavoratori che vanno in Svizzera e dichiarano il loro reddito là. Tuttavia, questo non implica che non ci siano anche altri problemi.
Nel suo più recente rapporto sulle città più povere d’Italia, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha evidenziato l’importanza di diversi parametri considerati.
Tra i fattori presi in considerazione ci sono la scarsa qualità dei servizi essenziali, politiche sociali inadeguate, restrizioni alla solidità economica. Oltre e soprattutto per una persistente mancanza di opportunità future.
Una serie di criteri diversi permette di valutare vari aspetti. Questo dimostra che l’economia italiana si muove a due diverse velocità, con una costante disparità tra il Nord e il Sud. Tuttavia in questo caso specifico, Cavargna rappresenta un’eccezione che non conferma la regola.