Il velocista di Lentate muore dopo una lunga malattia, le condoglianze alla famiglia da parte dei grandi nomi dell’atletica
Sergio Ottolina nasce a Lentate sul Seveso in Brianza il 23 novembre 1942. La scelta di diventare un atleta fu dettata dalla non voglia di seguire le lezioni all’istituto religioso Gonzaga. Infatti, smise di frequentarlo a 15 anni indirizzato anche dall’allora allenatore Angelo Ferrario. Iniziò così la sua carriera di velocista.
Fu il miglior junior italiano dei 100 metri, ma si specializzò, poi, sulla distanza doppia. Nel 1962, infatti, vinse la Notturna di Milano correndo in 20″.7 arrivando a soli 2 decimi dal primato mondiale. Fu quattro volte campione italiano. E nel ’64 gareggiò nelle finali di Tokyo e nel ’68 a Città del Messico.
Lo storico compagno-rivale Berruti
Compagno e storico rivale di Livio Berruti, primatista mondiale della sua specialità dal 1960 al 1963, la loro amicizia ha fatto storia. Il primo, Sergio, stravagante e portato agli scherzi, il secondo, Livio, riservato e chiuso tanto da meritarsi il soprannome di chierichetto dal rivale. Sergio Ottolina, ha sempre avuto un carattere allegro che, in alcune occasioni, non ha giocato a suo favore.
Non gli ha permesso, infatti, di arrivare ai risultati che meritava, ha avuto, comunque, una carriera sportiva di notevole importanza. Campione italiano per ben due volte nei 100 metri, in Europa non fu da meno, dove si aggiudicò un bronzo nel ’62. Altri due podi raggiunti per la gara dei 200 metri, nel 1964 e nel 1966.
Nell’ambito internazionale invece partecipò alle competizioni di Aarbrücken, in Germania, dove stabilì un nuovo record europeo nel ’64, con un tempo di 20″4, sempre per i 200 metri. Questo risultato lo portò a superare il primato precedente di 20″5 che era invece stato conquistato da Livio Berruti alle Olimpiadi del 1960.
Con Berruti si confrontò sempre a livello sportivo, furono compagni di staffetta, anche alle Olimpiadi. Ottenne un ottavo posto a Tokyo nei 200 metri ed un settimo nella staffetta 4×100 nel 1964. Stessa posizione poi a Città del Messico, nel 1968, sempre per i 200 metri.
L’incidente in motocicletta
Nella 400 metri, invece, non è andato oltre alla batteria. Il suo spirito sportivo era incalzante e lo portò a provare persino a partecipare ai Giochi con il bob a 4. La sua carriera purtroppo finì per un incidente avuto con la motocicletta nel 1972, proprio a ridosso delle gare olimpiche di Monaco.
Nonostante abbia girato molti posti rimaneva legato alla Brianza, dormiva ancora nel letto in cui era nato. Il rapporto con l’amico e rivale, dopo anni di allontanamento, si era riallacciato. Livio aveva raccontato in un’intervista che il compagno lo aveva contattato telefonicamente da poco e lui, scherzosamente, si era messo sull’attenti come faceva sempre chiamandolo il suo capitano.
Sergio non è rimasto attaccato alle sue vittorie e neppure nostalgico. La vita secondo lui doveva essere vissuta in modo spontaneo così come era nato il suo talento sportivo. Quando finiva una cosa lui proseguiva ed andava oltre. Oggi viene ricordato con orgoglio ed affetto dal Consiglio Regionale FIDAL Lombardia attraverso un discorso tenuto dal presidente Gianni Mauri.