Smart working: con il decreto lavoro molte cose stanno cambiando, tra cui l’accettazione del prolungamento della modalità di lavoro da casa fino alla fine dell’anno, cosa che purtroppo però non riguarda tutti i lavoratori.
A quanto pare lo smart Working resterà a farci compagnia ancora per un po’ di tempo. La proroga riguarda però soltanto il settore privato e non il pubblico.
Il testo del decreto è arrivato adesso in aula per cui oggi se ne discuterà. La maggioranza ad ogni modo interverrà anche per quanto riguarda la pubblica amministrazione che per adesso è stata esclusa dal prolungamento.
Lo smart working per il settore pubblico scade il 30 giugno
Per il pubblico le regole scadono il 30 giugno, fino ad allora si potrà usufruire della modalità di lavoro da casa, dopo non più. Anche se si sta iniziando a parlare di una proroga fino al massimo al 30 settembre, ma è tutto da vedere. Invece per quanto riguarda il privato i lavoratori avranno la possibilità di usufruire dello Smart Working fino al 31 dicembre. Le regole sono varie e non riguardano tutti.
Le categorie interessate dallo smart working rimangono quelle dei lavoratori fragili e quella dei genitori con figli sotto i 14 anni. Le zone d’ombra sono comunque diverse. Coloro che soffrono di particolari patologie invalidanti hanno diritto a lavorare da casa anche se il datore di lavoro non è propenso ad accettare la richiesta. Per loro è previsto un eventuale cambio di mansione che permette l’attivazione dello Smart Working senza ridimensionamento dello stipendio o modifiche di altro genere.
Smart working, genitori con figli, chi ha diritto e quali regole si devono rispettare
Coloro che invece hanno figli under 14 sono chiamati a rispettare delle limitazioni ben precise. Per esempio l’altro genitore non può essere disoccupato e non può percepire alcun tipo di sostegno. Lo smart working per i genitori va concesso prima di tutti a chi ai figli sotto ai 12 anni e poi a tutti coloro che hanno figli al di sopra dell’età segnalata.
Tutti gli altri lavoratori, invece, devono avere un accordo formale con il datore che può decidere se accettare la richiesta o meno. Diversamente da prima, questa volta non si può raggiungere una intesa informale con il datore. Così è stato durante la pandemia ma adesso è obbligatorio essere in possesso di un accordo scritto, tutto quanto deve essere dimostrabile.