Spaccio di droga: arresti nella regione lombarda e in quella piemontese. A causa di alcuni reati avvenuti in queste due regioni settentrionali, si è giunti all’arresto di 26 persone. Le indagini hanno avuto inizio nel maggio del 2022.
Si parla di un’inchiesta che si è intrapresa nel momento in cui si è ritrovato il cadavere di un ragazzo sprovvisto dei suoi documenti personali. La vittima presentava dei chiari segni di violenze subite.
L’accadimento appena citato che ha dato il via a tali indagini, riguarda appunto il ritrovamento di questo cadavere abbandonato seminudo in una piazzola di sosta posizionata a bordo strada in località Lonate Pozzolo.
In questo modo e quindi proprio grazie a queste indagini eseguite in maniera scrupolosa, si è riusciti a sgominare una banda che si occupava di azioni illecite derivanti dallo spaccio di droga.
Tutto questo si verificava nel territorio lombardo e in quello piemontese ed è stato fermato, per via di un’ampia operazione eseguita da parte della polizia della città di Varese nel corso di questa mattina.
Dunque gli agenti nelle ore mattutine del 27 giugno hanno provveduto a eseguire 26 misure di tipo cautelare. Esattamente 24 persone di queste sono finite in carcere, un’altra agli arresti domiciliari e l’ultima ha ricevuto il divieto di vivere in Piemonte e in Lombardia.
Queste importanti misure hanno dunque rappresentato una vera e propria svolta del caso, grazie alla loro emissione da parte dei Gip di Busto Arsizio, Lodi e Novara.
Tali misure erano riferite precisamente a un gruppo di individui originari del Marocco, ma a loro si è unito pure il coinvolgimento da parte di un italiano, il quale si occupava di fare le funzioni di autista.
Tutti gli indagati di questo caso così spinoso devono dunque rispondere a vario titolo, per reati come quelli corrispondenti alla forma di tortura corrisposta nei confronti del giovane trovato ucciso nel 2022.
Si aggiungono anche altre tipologie di atti illeciti, come la tentata estorsione e la rapina, insieme alla detenzione di armi e di sostanze stupefacenti. In maniera particolare, si parla di una forma di spaccio attuata in molte zone boschive presenti tra la Lombardia e la regione del Piemonte.
Gli arresti associati si sono messi in pratica soprattutto nelle province di Milano, Cremona, Pavia e Lodi. Oltre a quelle di Piacenza e Novara.
Una porzione di quei soggetti destinatari risultanti del tutto irregolari in territorio italiano e in più senza una fissa dimora, è apparsa come non rintracciabile.
Inoltre un arresto si è attuato in Germania, mediante le autorità di polizia appartenenti al territorio tedesco. Ciò dopo l’emissione del mandato d’arresto di livello europeo eseguito da parte del Gip.
Molti degli indagati si mostrano con precedenti per quanto concerne gli stupefacenti. In riferimento a colui che rappresentava il capo della banda, ha ricevuto ben tre denunce iniziate dal 2020 per un sequestro di persona. Poi pure per via dell’accusa di lesioni attuate nei confronti di altre componenti del gruppo.
Come sottolineato inizialmente, queste sono indagini cominciate nel 2022, in seguito al ritrovamento del cadavere di un giovane che non aveva con sé i suoi documenti.
Un ragazzo che chiaramente mostrava sul suo corpo dei segni di violenza, abbandonato da chi l’aveva prima torturato e poi ucciso a Lonate Pozzolo.
Con l’avviarsi delle indagini, si è quindi giunti all’identità della vittima.
Infatti si trattava di un marocchino di 24 anni che era entrato a far parte di un insieme di spacciatori tutti originari del Marocco.
A capo del clan c’erano due fratelli con domicilio nel Milanese che dirigevano varie piazze dedicate allo spaccio. Tutte posizionate in luoghi boschivi delle province milanesi, di Novara, di Pavia, Varese e Lodi.
Il motivo dell’uccisione del 24enne corrisponderebbe al furto di droga e di soldi equivalenti a circa 30 milioni di euro.
Un accadimento successo poche settimane prima verso il medesimo gruppo di spacciatori di cui faceva parte il ragazzo.
Di questo era stato informato il padre del ragazzo e grazie alla segnalazione della compagna del capo di questo gruppo che avrebbe allertato in modo ripetuto l’uomo al fine di aiutare il figlio. Infatti proprio al padre era stata richiesta tale somma.
Il padre del ragazzo, dal suo canto, ha fatto di tutto per cercare di salvare il figlio racimolando la somma che gli era stata chiesta, per la liberazione del ragazzo. Ma aveva chiesto del tempo e quindi il figlio è stato ucciso dopo le torture. Dunque prima che il padre avesse la possibilità di trovare il denaro che serviva.
Sembra che il gruppo criminale avesse a disposizione anche delle armi bianche e da fuoco, come per esempio pistole e machete. Queste ultime erano nascoste all’interno dei boschi usati per lo spaccio, ma si mostravano pure nei profili di Facebook e adoperate per ritorsioni e in caso di contrasti con altri gruppi.