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Economia e Lavoro

Stop al masterplan di Malpensa 2035: quali sono le conseguenze

Stop al masterplan di Malpensa 2035: è di poche ore fa la notizia secondo cui sarebbe previsto uno stop dell’ampliamento dell’aeroporto di Malpensa. Si stima una perdita di 4 miliardi.

Aeroporto Malpensa-Imilanesi.it

Poche ore fa durante una commissione a Palazzo Marino l’amministratore delegato di Sea Spa, Armando Brunini, ha annunciato e preventivato uno scenario. Quello che vede lo stop dell’ampliamento dell’aeroporto di Malpensa. Saranno tante le conseguenze di questa frenata. Vediamole insieme.

Stop al masterplan di Malpensa: cosa è accaduto?

Negli ultimi tempi un progetto che riguarda l’aeroporto di Malpensa sta facendo parlare molto. Si tratta del progetto “Masterplan”: di cosa stiamo parlando?

Si tratta di un progetto che prevede l’ampliamento e la riqualificazione della dotazione infrastrutturale dell’airside e della land side dell’aeroporto. Parliamo di strutture edilizie a servizio dell’attività portuale. Oltre a queste due zone, nel progetto Masterplan sono incluse anche attività e interventi di riordino del sistema della viabilità interna.

Come possiamo notare, quindi, si tratta di un progetto ambizioso che però porterebbe molti vantaggi all’aeroporto e a tutta la zona di Milano. Un vantaggio enorme sarebbe proprio la nuova progettazione e la riqualificazione delle zone dell’aeroporto che quindi porterebbero anche ad un utilizzo migliore. La cosa negativa di questo progetto, però, è che tale riqualificazione e la nuova progettazione prevede anche l’utilizzo di ben quattro ettari della brughiera. Ciò causerebbe un danno dal punto di vista naturalistico e ambientale.

Proprio per via di questi aspetti negativi, il progetto Masterplan di Malpensa è stato bloccato. Inizialmente era stata bocciata l’idea di Cargocity che, per la sua realizzazione, avrebbe determinato proprio l’invasione e l’uso di ben 40 ettari di brughiera “vergine” quindi mai utilizzata.

Ad oggi, però, l’intero progetto è stato messo in pausa e ciò è stato deciso dalla commissione del Ministero dell’Ambiente.

Quali sono le conseguenze dello stop della Masterplan Malpensa?

Sicuramente la questione della Masterplan Malpensa vede la presenza di aspetti diversi tra loro che inevitabilmente entrano in conflitto. C’è chi è disposto a “rinunciare” alla brughiera per poter riqualificare e anche ampliare l’aeroporto di Malpensa, ma c’è anche chi difende la brughiera e quindi non vuole che sia distrutta per tale progetto.

In questa fase il Ministero dell’Ambiente ha preso una decisione piuttosto forte ma a difesa proprio della brughiera e quindi si è deciso per lo stop.

Le conseguenze di tale decisione, inevitabilmente, ci sono e ci saranno.

A tal proposito, infatti, è stata condotta una ricerca da parte della Liuc, ossia l’Università Carlo Cattaneo di Castellanza (Varese). Tali conseguenze sono state rese note proprio da parte dell’amministratore delegato Sea Spa, Armando Brunini.

Armando Brunini-Imilanesi.it

Cosa dicono questi dati?

Secondo la ricerca la conseguenza principale di questa decisione sarebbe proprio la perdita di Pil di 4 miliardi per l’indotto aereoportuale del settore cargo e di circa 3mila occupati previsti in meno. Ovviamente si tratta di cifre non basse e che, inevitabilmente, causerebbero una grande perdita dal punto di vista economico.

Anche la Sea Spa avrebbe delle perdite economiche, parliamo di circa 10-15 milioni in meno di fatturato all’anno. Nonostante si tratti di cifre importanti, Brunini tende a sottolineare come queste perdite non sarebbero decisive per la Sea Spa che infatti già nel periodo della pandemia ha visto una perdita economica a cui è riuscita a rispondere ottimamente.

La nota positiva

Come sottolinea Brunini, però, la vera perdita sarebbe proprio per il progetto nella sua totalità che quindi potrebbe essere realizzato ma con delle grandi restrizioni che non ne determinerebbero l’efficacia.

Infatti le limitazioni interessano proprio l’area cargo che quindi, probabilmente, non sarà ampliata come pensato all’inizio. Inevitabilmente questo porterà ad una limitazione con la conseguenza di un aumento dei giorni previsti per le spedizioni.

Questo renderà l’aeroporto di Malpensa meno competitivo per ciò che riguarda importazioni ed esportazioni in quanto sono previsti veri e propri allungamenti dei tempi.

Malpensa-Imilanesi.it

Cosa che non accade in altri aeroporti come Amsterdam o Francoforte.

Insomma i vantaggi che si erano previsti, facendo diventare Malpensa un nodo aereoportuale di grande importanza in tutta Europa, potrebbero non avvenire.

Sicuramente la nota positiva in questo scenario piuttosto negativo e scoraggiante, però, c’è ed è quella che vede l’aerea passeggeri non intaccata da questo progetto. Infatti per tale aerea il progetto è stato approvato e quindi ci saranno veri e propri cambiamenti con un aumento dei passeggeri, fino a circa 40 milioni.

Ovviamente si tratta di un aspetto positivo che porterà anche vantaggi dal punto di vista economico all’intera area aereoportuale.

Le parole di Brunini: cosa ha detto nello specifico?

Vediamo a tal proposito cosa ha detto lo stesso Brunini:

“Per quanto riguarda l’impatto diretto su Sea della decisione stimiamo un danno limitato, tra 10 e 15 milioni di fatturato annui e non ci mette in crisi considerando che in epoca pre pandemia il fatturato complessivo superava i 700 milioni di euro.

  Il problema vero si verifica nell’indotto che non si potrà sviluppare a causa delle restrizioni imposte allo all’area cargo: dallo scalo varesino transita il 60 per cento del traffico cargo merci italiano e, quando avremo raggiunto la saturazione entro 5 anni, gli operatori, di cui alcuni hanno già detto che stanno guardando altrove e delocalizzarsi, si rivolgeranno ad altri scali europei come Amsterdam e Francoforte perché, limitando le possibilità operative di Malpensa, gli importatori e gli esportatori impiegheranno un paio di giornate di più per le attività di spedizione e ciò potrebbe determinare anche una perdita competitiva con un 15 per cento di costi in più.

Malpensa è l’unico scalo del paese in grado di assumere un ruolo su scala europea e le conseguenze sono gravi, dal nostro punto di vista: sul fronte dello sviluppo la botta è notevole. Sea dovrà rinunciare a circa 100 milioni di euro per lo sviluppo del cargo di cui, ci tengo a dirlo, 20 andavano in opere di compensazione a favore del territorio. In ogni caso non abbiamo un approccio ‘masochistico’: se ci fossero state alternative per potenziare lo scalo cargo modificando il progetto, le avremmo prese in considerazione ma purtroppo di valide non ce ne sono per ragioni di sicurezza. Queste valutazioni sono condivise con Enac”.

 

Published by
Melania Di Pietrangelo