Università di Pavia: studentessa disabile al 100% allontanata dall’aula dove era entrata per consumare il proprio pasto. Protesta sotto il rettorato.
Una studentessa disabile al 100% è stata allontanata da un’aula dell’università di Pavia, dove era entrata per consumare il suo pasto. Non poteva mangiare fuori la struttura, a causa delle sue condizioni di salute, ma il personale dell’ateneo è stato fiscale nell’applicare le norme vigenti, non consentendole, dunque, di mangiare all’interno dell’aula. La notizia riportata da Il Giorno.
Come riporta Il Giorno, all’Università di Pavia il personale ha cacciato da un’aula una studentessa disabile al 100% che si era recata in un’aula dell’ateneo al fine di consumare il suo pasto.
La giovane, che è una paziente oncologica, che – come si buon ben comprendere – non poteva restare al freddo a mangiare avrebbe ricevuto anche diverse minacce dal personale: le persone interessate, infatti, avrebbero intimato di andarsene, altrimenti avrebbero chiamato le forze dell’ordine.
Non è stata, dunque, dimostrata alcuna sensibilità nei confronti della studentessa che versa in condizioni di salute precarie a causa della malattia.
La giovane si era accomodata in un’aula del polo San Tommaso, dove voleva semplicemente mangiare il cibo che si era portata da casa. Alcune impiegati, facenti parte del personale dell’ateneo, si sono avvicinati alla studentessa e le hanno chiesto di andare via.
Le regole devono essere rispettate da tutti, secondo il personale universitario: è importante attuare un atteggiamento così ligio, ma – in alcuni casi – forse un briciolo di sensibilità in più non guasta.
L’accaduto ha destato l’attenzione dal Coordinamento per il diritto allo studio e ha visto l’intervento anche del Servizio assistenza ed integrazione studenti disabili. In giornata, inoltre, c’è stata una protesta sotto il rettorato per porre l’attenzione su quanto accaduto.
Alessandro Miceli, segretario del Coordinamento per il diritto allo studio-Udu, ha affermato che quanto successo alla giovane è di una “gravità inaudita” e che “dimostra un’insensibilità che non ci aspettavamo”, sottolineando che sono due anni che si chiede al rettore di adibire degli spazi per consumare i propri pasti.
Il personale si difende affermando di aver applicato semplicemente le regole, ma per Miceli doveva prevalere il “buonsenso”, chiedendosi, nel contempo, chi abbia deciso, in quel momento, di allontanare la giovane, nonostante le sue condizioni di salute non le permettessero di stare fuori al freddo, definendo l’accaduto come “la goccia che ha fatto traboccare il vaso“.