Arriverà una brutta notizia ad alcuni lavoratori: si prevedono trattenute in busta paga. Vediamo cosa succederà e chi è coinvolto. Il Fisco potrebbe pretendere il conguaglio per quanto riguarda alcune voci inerenti al lavoro dipendente. Questo potrebbe accadere in seguito alla dichiarazione dei redditi.
Il panorama lavorativo dei nostri tempi è decisamente più complesso rispetto al passato. La sua complessità non è solamente rappresentata dalle modalità di preparazione alla pensione.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad una crescente riduzione dell’occupazione dipendente, spinta dalla crescita esponenziale di richieste di aprire la partita IVA. Pertanto, è doveroso sottolineare il passaggio progressivo dalla retribuzione a quello della gestione autonoma dei compensi della propria attività.
Non si può negare il fatto che dietro gran parte delle motivazioni “positive” di questa trasformazione in atto vi sia un accesso semplificato alla proprietà di una partita IVA.
Si ottiene attraverso la riduzione dell’onere contributivo storico a carico dei professionisti autonomi. Dunque, da pochi anni a questa parte, è stato introdotto il regime forfettario per i primi cinque anni di attività della partita IVA. Insieme ad esso, introdotte anche una serie di agevolazioni fiscali sulle tassazioni annuali. Approfondiamo insieme la questione e vediamo cosa accadrà.
L’economia italiana poggia saldamente sulle antiche e ormai datate buste paga dei lavoratori dipendenti. Dalle fabbriche, alle imprese e all’agricoltura, la busta paga è il metodo più diffuso. Nonostante ciò, i contratti stanno diventando sempre più flessibili e ibridi. Per i dipendenti, persiste anche l’importante ruolo di supporto svolto dall’INPS, soprattutto quando il lavoratore ha la famiglia a carico.
Naturalmente, è necessario menzionare questa importante iniziativa governativa che non è affatto di secondaria importanza. Un’iniziativa che si affianca all’ampio adattamento del sistema pensionistico. L’iniziativa più recente da evidenziare riguarda la riduzione del carico fiscale contributivo, ovvero la defiscalizzazione delle trattenute sulla busta paga attraverso un sistema a due aliquote. Le percentuali di questa riduzione sono del 7% per redditi fino a 25 mila euro annui e del 6% per tutti i redditi non superiori ai 35 mila euro all’anno. Ecco cosa potrebbe accadere dopo il mese di settembre di quest’anno: qualcuno rischia delle trattenute.
Queste percentuali sono state approvate dal Consigli dei Ministri, insieme all’intero Decreto Lavoro, e superano i precedenti tagli del 3% e del 2%. Non c’è motivo di preoccuparsi: una riduzione delle trattenute contributive non si tradurrà in una diminuzione della futura pensione. Tuttavia, c’è un’allerta di grande importanza riguardante la presentazione del modello 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi.
Dopo la scadenza di settembre, potrebbero verificarsi maggiori trattenute a debito dell’IRPEF di conguaglio. Ciò potrebbe accadere a causa di redditi dichiarati provenienti da più datori di lavoro o da collaborazioni. La causa potrebbe essere anche un errato calcolo dell’IRPEF da parte del sostituto di imposta. Il debito verrà restituito a partire dal mese novembre, con la possibilità di rateizzare il pagamento in due o cinque rate. In alternativa, è possibile scegliere di pagare l’importo dovuto tramite il modello F24.