Travolte e uccise al casello, parla il conducente: “Ho provato a frenare”

Travolte e uccise al casello: ecco i dettagli di un incidente che si è verificato tra il 17 e il 18 Febbraio sulla barriera autostradale Ghisolfa della A4 Milano-Torino. Parla il conducente, queste le parole che ha detto rispetto alla sua posizione.

Incidente
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Amine Mohamed El Mir, questo è il nome del conducente. ha detto la sua durante un interrogatorio. Sembra però che i vari rilievi siano in contrasto con le sue parole. Quello che c’è da sapere a tal proposito e i vari dettagli di un incidente avvenuto ormai un mese fa. Un incidente in cui sono morte ben due donne.

Travolte e uccise al casello: cosa accadde?

Come accennato poco fa, si sta parlando di un incidente che si è verificato circa un mese fa e che ha visto morire due donne.

In quest’incidente un uomo di origini marocchine piombò contro l’auto in cui viaggiavano due colleghe, Laura Amato e Claudia Turconi fino a ucciderle.

Il tutto accadde presso le vicinanze della barriera Ghisolfa della A4 Milano-Torino alle 2 circa.

Le donne erano a bordo di una Lancia Musa e tornavano da una festa di compleanno che era stata fatta proprio per festeggiare il compleanno di una delle due vittime.

Oggi si torna a parlare di quest’incidente perché ha parlato per la primissima volta Amine Mohamed El Mir,  il conducente dell’auto che è piombata sull’auto delle donne fino a ucciderle.

Le parole del killer: cosa ha detto sull’incidente in cui sono state travolte e uccise al casello le donne

L’uomo sembra essere stato interrogato dal gip di Piacenza e pare si sia mostrato con una certa lucidità nel raccontare la sua versione dei fatti. Lo stesso ha infatti cercato di dire la sua e ha sostenuto di aver provato a frenare.

O meglio quello era il suo intento, forse, dal momento che non risulta alcun segnale se si parla di frenate. Questo è quanto emerge dagli accertamenti della polizia di Novara e soprattutto dalla telecamere di sorveglianza.

Polizia di Novara
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Attraverso le immagini che si sono visionate è stato possibile accertare come l’uomo viaggiasse a 150 chilometri all’ora.

La perizia psichiatrica sull’uomo: ecco perché

Dunque grazie ai rilievi della polizia e all’intervento di chi di dovuto si sta cercando di fare luce sui vari pezzi di questo caso, facendo anche riferimento alle parole dell’uomo di 39 anni su cui sembra sia stata disposta la perizia.

Polizia
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La perizia psichiatrica sarà utile al fine di capire se l’uomo fosse capace d’intendere e volere quando ha avuto l’incidente.

Dunque ora si aspettano ulteriori risposte in seguito all’incarico ai medici legali che sarà dato il 23 Marzo.

Sembra inoltre che l’udienza si dovrà tenere davanti al gip Ileana Ramundo dopo le richieste del pm Paolo Filippini, il quale si occupa dell’indagine che è stata condotta dalla polizia di Novara.

Tra le altre novità del caso bisogna ricordare che il giudice qualche giorno fa ha disposto delle misure volte alla sicurezza, poiché l’uomo è considerato pericoloso socialmente.

Ricordiamo che si parla di un uomo su cui grava l’accusa di omicidio colposo plurimo.

Tale misura prevede l’obbligatorietà di ricovero in psichiatria presso l’ospedale di Piacenza insieme alla libertà vigilata per ben 365 giorni.

Alcuni dettagli di quello che è accaduto

L’uomo, dopo essere stato sottoposto a diversi esami, era risultato come positivo a cannabis e non solo. Sul suo conto inoltre si sa che è dal 1995 che era seguito e che aveva ricevuto una diagnosi precisa di disturbo psicotico.

Un disturbo psicotico che può poter avere una durata che va da un giorno a vari giorni.

Si sa infatti che nella giornata del 16 Febbraio è stato vittima di una delle sue crisi e che per questo era andato in ospedale, ma solo per poco.

Il giorno seguente infatti era all’aeroporto di Malpensa e proprio lì si sarebbe dovuto imbarcare per partire e tornare nella sua terra di origine, ma non ha potuto proseguire nel suo viaggio poiché è stato trasportato presso il presidio medico dal momento che versava in condizioni non buone.

Li hanno provveduto a somministrargli delle gocce e poi è stato portato in ospedale, a Gallarate, però anche in quel caso ha deciso di allontanarsi.

Dopo aver contattato un suo cugino è ritornato in aeroporto e ha preso la sua auto. Dopodiché prima ha fatto una piccolo sosta e poi si è rimesso a guidare finché non è successo quello che già sappiamo.

È avvenuto quello schianto mortale in cui sono morte le due donne.

Ora quindi si sta cercando di andare avanti con le indagini per cercare di capirne sempre più, visto che sembra che l’uomo fosse già stato dichiarato non capace di intendere in seguito a delle rapine in cui aveva anche avuto atteggiamenti violenti.

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