Un detenuto in sciopero della fame al carcere di Verziano

Da 20 giorni un carcerato che sta scontando la pena a Verziano, ha iniziato uno sciopero della fame per protesta contro abusi psicologici.

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La protesta è iniziata a seguito di un provvedimento disciplinare disposto dalla direzione della casa circondariale di Brescia nei confronti di un detenuto. L’uomo aveva ritenuto però che la sanzione non fosse giusta e per questo aveva deciso di reagire.

Da oltre venti giorni sta rifiutando il cibo per protestare verso la decisione della direzione ed anche per altri fatti che accadono all’interno della prigione. La causa è stato un diverbio del carcerato con una agente di Polizia penitenziaria.

Si tratta di Loredano Busatta, 60 anni, detenuto a Verziano dal 2021, condannato per avere commesso una serie di rapine messe a punto negli anni passati. Conosciuto anche per essere stato l’accusatore di Massimo Bossetti.

Quest’ultimo sta scontando l’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. La questione è uscita allo scoperto per mano dello stesso Busatta, che ha scritto una lettera indirizzata al Giornale di Brescia.

Detenuto in scioper della fame da 20 giorni

In questa egli racconta ciò che è accaduto e spiega perché ha ritenuto che le conseguenze sanzionatorie nei sui confronti fossero, secondo lui, ingiuste. Alle parole sono seguiti i fatti.

Il detenuto ha dato inizio allo sciopero della fame, che prosegue da più di venti giorni. Nelle sue motivazioni ha spiegato che, all’interno dell’istituto di pena, ha subito ogni giorno abusi, soprusi e torture psicologiche.

Proprio in un penitenziario che dovrebbe essere baluardo di reinserimento sociale. È partito nel 2011 infatti, un importante progetto realizzato dalla Compagnia Lyria, in collaborazione con il Ministero di Grazie e Giustizia.

Il progetto prevedeva diverse nuove attività, tra cui quelle artistiche. Non solo, ma anche collaborazioni di vario genere anche con cittadini per realizzare un’integrazione tra la realtà carceraria e quella della società civile.

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In particolare si voleva aiutare con i giovani, utilizzando come elemento principale la cultura e l’arte. Busatta ha riferito che i detenuti non sporgono denunce perché hanno paura di ritorsioni da parte di alcuni agenti.

Questi, spesso, tengono atteggiamenti tali che istigano alla violenza. Nel suo dettagliato esposto, inoltrato alla direzione carceraria ed al garante per i detenuti, il denunciante ha descritto i particolari sui luoghi, le modalità e gli orari in cui avvengono tali episodi.

Lui stesso ha avuto un diverbio con un agente, all’inizio di giugno. Questo è avvenuto mentre stava acquistando alcuni generi personali per l’igiene e la salute, ma, secondo il detenuto, non ci sarebbero state parole offensive.

La preoccupazione della famiglia

La guardia, però, lo ha inserito nella relazione di servizio e lui, di rimando ha mandato una lettera al magistrato di Sorveglianza. Da quel momento Busatta racconta di avere visto respinte tutte le sue richieste.

Sia rifiutate o archiviate senza riceverne, però, alcuna comunicazione. La segnalazione dell’accaduto è giunta anche alla Garante dei detenuti Luisa Ravagnani. Questa ha commentato l’episodio auspicando l’interruzione dello sciopero della fame.

I familiari del detenuto, preoccupati della situazione, hanno scritto all’Associazione Sbarre di Zucchero, che si occupa di tutelare i carcerati. Busatta continua la protesta ed è costantemente monitorato dai medici del carcere. Per ora pare che i suoi parametri vitali siano nella norma.

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